Ex Ilva, i lavoratori in protesta bloccano un treno pronto ad essere imbarcato
di Redazione
I sindacati: "Lo sciopero continuerà se Mittal non garantisce il lavoro”
I lavoratori dell'ex Ilva di Genova questa mattina hanno bloccato anche la linea ferroviaria all'interno dello stabilimento impedendo l'imbarco su una nave di un treno merci carico di prodotti finiti. "Lo sciopero a Genova non si ferma - spiega il coordinatore dell'rsu Armando Palombo - a meno che Mittal non torni a garantirci le giornate lavorative concordate a voce venerdì". Lo sciopero nella fabbrica di Cornigliano va avanti a dieci giorni contro la decisione di ArcelorMittal di estendere e ampliare la cosiddetta cassa-Covid pur in presenza di commesse e ordini. Venerdì il direttore delle relazioni sindacali del gruppo aveva concordato con i sindacati il rientro per tutti i lavoratori per due settimane su quattro con undici giorni lavorativi minimi al mese per ciascuno mentre la proposta scritta parla di 11 giorni lavorativi medi.
"Noi non ci fermiamo - ribadisce Palombo - e siamo pronti ad andare avanti anche altri 10 giorni, vale a dire al prossimo incontro con il governo visto che quello di oggi è stato un incontro interlocutorio e senza risposte". Le modalità della protesta saranno decise nelle prossime ore dall'rsu ma probabilmente saranno le stesse di questi giorni con sciopero a singhiozzo e blocco del varco merci a cui questa mattina è stato aggiungo il blocco della linea ferroviaria.
"Per la Fiom la priorità è quella che i lavoratori rientrino subito in fabbrica perché le commesse esistono e il lavoro c'è, altrimenti la conflittualità non potrà che aumentare". Così Bruno Manganaro, segretario della Fiom Cgil Genova commenta l'incontro della tarda mattina di oggi con il Governo, ArcelorMittal e sindacati. Incontro che, scrive Manganaro, "ha purtroppo visto solo annunci provenire dal Governo che ha dichiarato di volere una produzione green senza spiegare come e senza garanzie su occupazione e reddito dei dipendenti. Mittal - scrive Manganaro - chiede altri 10 giorni per un nuovo piano industriale e non fa marcia indietro sull'aumento della cig e sull'assenza di investimenti, rifiutando il confronto con il sindacato. Al tavolo è stata anche ventilata l'ipotesi che di fronte ad altri scioperi l'Azienda potrebbe spostare le produzioni fuori dall'Italia. Ricordo - sottolinea Manganaro che c'è un accordo secretato firmato al Tribunale di Milano il 6 marzo scorso di cui lavoratori e sindacato non sanno niente. Governo e Mittal si parlano e trattano, ma non fermano l'abbandono della gestione degli stabilimenti e l'aumento ingiustificato della cassa integrazione".
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