Ascovil, Filippo Tassara: "Corsi e ricorsi per il Ponte sul Polcevera"
di Giulia Cassini
La storia si ripete: gli antichi documenti rivelatori di cinquecento anni fa
Conto alla rovescia per l'inaugurazione del Ponte San Giorgio lunedì 3 agosto con l'auto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad inaugurare per prima il viadotto sostitutivo del Morandi della tragedia. Eppure la storia insegna, anche quella dimenticata.
A parlarne a Telenord Filippo Tassara, presidente Ascovil, che ha scandagliato a ritroso, con le sue ricerche, in questo caso la storia locale.
Si scopre così che, scavando nella storia antica, ormai dimenticata, ci siano ricorrenze inaspettate.
"Cinquecento anni fa, proprio come oggi, l’amministrazione della città di Genova era impegnata nel problema della ricostruzione del ponte sul Polcevera che due anni prima, nel 1518, era stato travolto e distrutto da una piena eccezionale". Il documento portato a riprova da Tassara è datato 1520 e vi si ritrova una importante presa di posizione in proposito.
"Il 7 di febbraio di quell’anno Filippo Sauli, luogotenente dell’Arcivescovo di Genova Giovanni Sforza, si recò in Senato per parlare della grave situazione - spiega Tassara -Esordì dicendo che per una città come Genova, che aveva allora raggiunto dimensioni così importanti, non era decoroso che ormai da diversi anni mancasse un ponte sul Polcevera. Definì addirittura “empio” permettere che, quando in tempo di grandi piogge il torrente si gonfiava a dismisura, così tante persone che cercavano di attraversarlo venissero inghiottite dai suoi gorghi.
Concluse auspicando che si trovasse al più presto il modo più opportuno per ricongiungere le due estremità del ponte, opera che oltre a essere indispensabile per la sicurezza e la comodità del transito sarebbe stata motivo di onore per chi l’avesse compiuta. Il Consiglio degli Anziani, dopo averlo ascoltato attentamente e aver riconosciuto l’importanza delle sue parole, lodò l’iniziativa e incaricò l’Ufficio Padri del Comune di provvedere, conferendogli i più ampi poteri per procurarsi le risorse necessarie, imponendo se necessario tassazioni e pedaggi e chiedendo il contributo dell’Ufficio di San Giorgio".
Per avviarsi verso la conclusione delle intricate vicendeTassara riassume: "Sappiamo che l’impresa non fu facile e che soltanto 30 anni più tardi, nel 1550, la costruzione del nuovo ponte poté essere realizzata grazie al generoso lascito di Benedetto Gentile, la cui villa si trovava al di là del torrente, a Cornigliano, e che probabilmente aveva perso uno dei propri figli nel tentativo di guadare il fiume".
(Il ponte di S. Agata distrutto dalla piena del 1970, foto courtesy stampa, tra innumerevoli esempi)
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