Uisp, serve un Piano di salvataggio nazionale dello sport di base
di Redazione
Lo sport sociale, tra ripartenza e sguardo lungo verso il futuro. L'Uisp offre le proprie riflessioni a mondo sportivo, istituzioni, cittadini
Giovedì il presidente nazionale del Coni ha tenuto una riunione in videoconferenza con gli Enti di Promozione sportiva. "Ho avuto modo di ringraziare Giovanni Malagò e il segretario Carlo Mornati – racconta Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp- che hanno avuto parole di apprezzamento per quegli Enti di promozione sportiva come il nostro, che non hanno inviato le proprie schede relativamente al Rapporto "Lo sport riparte in sicurezza". E hanno aggiunto che chi lo ha fatto ha inviato delle griglie che, in alcuni casi, hanno solo generato confusione, distorcendo di fatto il senso delle discipline sportive di cui si chiedeva la valutazione del rischio.
"Ho confermato che dopo aver subito e contestato una decisione del Coni del dicembre del 2016, che ha ristretto le discipline sportive ammissibili e le conseguenti modalità organizzative in un elenco che guarda solo alle Federazioni sportive nazionali e alle Discipline sportive associate, non comprendendo le esigenze della promozione sportiva, rispondere fosse un esercizio assolutamente superfluo e che quindi abbiamo scelto di non farlo,non potendo far altro che attenerci a quelle che saranno le linee applicative, perchè quando, ad esempio, si gioca a pallavolo, si pratica danza o si fanno sport di contatto, il virus non chiede certo la tessera dell'organismo di appartenenza".
Gli EPS che lo hanno fatto, tra l'altro, sono intervenuti anche in quelle discipline rispetto alle quali o non hanno neppure il relativosettore organizzativo, oppure lo hanno attraverso la pratica illegale dei cosiddetti 'secondi livelli', continuando nel solito comportamento subdolo e non corretto nei confronti del sistema sportivo, dell'associazionismo di base e della fiscalità di vantaggio.
"Ho voluto anche stigmatizzare il protagonismo di alcune Federazioni sportive e Discipline associate – continua Manco - che fino a qualche tempo fa non si registrava. Pronte a regalare tesseramento, affiliazioni, a parlare di investimenti a favore delle associazioni sportive, con iniziative come se fossimo in una fieracampionaria, pratica che la Uisp ha sempre rifiutato di alimentare".
Si vende fumo negli occhi dei dirigenti, dei volontari, dei collaboratori e dell'associazionismo sportivo di base, che invece, in tempi precedenti all'emergenza, era costretto a subire i costi insostenibili per la partecipazione alle attività federali, il peso burocratico delle stesse, con le risorse che spesso partono dal basso e sono destinate ad alimentare il vertice e non il contrario.
Oppure, pur di approfittarne, si aggirano le disposizioni in materia di contenimento del contagio da Covid-19, previste dal DPCM del 26 aprile, "qualificando" come "atleti di interesse nazionale" semplici praticanti.
Tutti a farsi belli. Ma se andassimo ad analizzare l'assegnazione dei contributi dello Stato noteremmo l'assoluta sproporzione rispetto alle attività e al numero dei tesserati, considerando anche le risorse umane che sono messe a disposizione dal sistema sportivo a supporto del Coni e delle Federazioni.
Il presidente Manco ha voluto poi rilevare "il comportamento di Federazioni sportive e Discipline associate, che oggi si affannano a proporre attività all'aperto, nei parchi, negli spazi urbani, per incentivare l'uso della bicicletta, fare ginnastica, attività motoria, mentre le Convenzioni tra Federazioni ed Enti di promozione, a parte rari casi, non contengono altro che imposizioni alla possibilità di svolgere le attività di disciplina, a scapito degli Eps". L'Uisp chiede al presidente Malagò di garantire la parità di trattamento, evitando che l'attività motoria sia terra di conquista per tutti gli organismi sportivi e le discipline abbiano vincoli nella pratica a vantaggio delle FSN e delle DSA.
Nella foga determinata dalla voglia di ripartire al più presto, tutti cercano uno spazio per affermarsi. Ma chi mette ordine, chi interviene per evitare la confusione che rischia di regnare, chi guarda alla qualità dell'offerta sportiva, soprattutto a quella riferita a bambini, ragazzi e anziani?
Chi e in che modo tutela l'associazionismo di promozione sociale, il vero capitale dello sport italiano, quello di prossimità, vicino alle famiglie, ai territori, ai quartieri delle città, alle aree interne, alle comunità? È quello che sta pagando più di tutti le conseguenze della crisi, che va sostenuto tutti giorni, non solo nell'emergenza, ma con una proiezione di lungo respiro, dilazionata nel tempo, spostando e allocando risorse alle piccole e medie realtà sportive che nella ripartenza non potranno contare sui grandi sponsor ma soprattutto sul sostegno delle famiglie che saranno già molto provate dalla crisi economica e sociale.
Le associazioni e società sportive affiliate Uisp, fin dall'inizio dell'emergenza, in tantissimi casi, hanno collaborato con il sistema del volontariato diffuso e della protezione civile come rete di protezione sociale. Volontari messi a disposizione, ad esempio, per la distribuzione dei pasti, per la consegna della spesa, per promuovere iniziative di raccolte fondi a favore delle comunità di quartiere. Contatti che tuttora manteniamo, anche come sostegno psicologico, con il supporto di esperti, alle famiglie, ai propri figli, agli anziani.
"Questo è il mondo che vuole rappresentare la Uisp, lo sport di base, quello della promozione sociale che nonostante il blocco non si ferma mai - continua Manco. Un mondo che non può essere preso in giro. Con il prossimo decreto legge si facciano scelte chiare, sostanziose, con misure mirate, che raccolgano le istanze che abbiamo già provveduto a consegnare ai vari livelli istituzionali, dal Governo centrale alle Regioni e agli Enti locali, e che non possono esaurirsi con l'emergenza".
"Scelte che devono essere parte integrante di un vero e proprio Piano di salvataggio nazionale dello sport di base – conclude il presidente Uisp Manco – un piano che vada oltre l'emergenza e preveda interventi strutturali pluriennali a sostegno, tenga conto delle disuguaglianze di opportunità, premi la trasparenza, consideri la disparità di risorse, tolga i vincoli alla pratica delle discipline per la promozione sportiva, semplifichi le incombenze amministrative e burocratiche, dia dignità e tutele al lavoro sportivo. Il Governo ha già dato prime risposte positive, il ministro Vincenzo Spadafora ha assunto ulteriori impegni nei confronti dello sport sociale. Acceleri immediatamente il cantiere della riformadell'intero sistema sportivo, in modo che il Paese riconosca finalmente il grande valore sociale dello sport di base".
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