Re, condottiero, fenomeno, salvatore. Alla fine, forse, la definizione più giusta di Rafa Nadal l’ha data Feliciano Lopez, amico di una vita, compagno di squadra e di doppio in questa settimana di Davis Finals che ha mostrato, ancora una volta, i superpoteri del maiorchino: “Rafa? Semplice, è un supereroe. Difficile descriverlo perché non ci sono le parole per farlo. Quello che ha fatto in campo questa settimana, le sue prestazioni, sono irripetibili da altri giocatori - spiega Feli —. Quindi, se mi chiedete un’opinione su Nadal vi dico che è un supereroe perché fa cose che nessuno di noi sa fare. E poi è anche una persona straordinaria”. Insomma, un Rafa in odore di santità per i compagni che grazie a lui e le sue otto vittorie ha conquistato la Coppa Davis numero 6 per la Spagna, la prima secondo la nuova formula. Perché il mancino di Manacor è un solista straordinario, ma ha la capacità di trasformarsi in uomo squadra, qualità rara nei fenomeni e tale da sbalordire anche Federer che profetizza: “Può diventare il più grande di tutti”.
Tutti pazzi per Nadal, lo incorona anche Federer: "Sarà il più grande di sempre"
di Redazione
Lo spagnolo è il migliore del 2019 con due Slam e la Coppa Davis. L'omagio del rivale di sempre: “Un esempio per tutto lo sport"
Il 2019 di Rafael Nadal è stato da record. E dire che la sua stagione sul rosso era partita in salita, senza vittorie a Montecarlo e Barcellona, due dei «suoi» tornei. Rafa si è rifatto agli Internazionali di Roma, antipasto dello storico Roland Garros vinto poco dopo per la dodicesima volta. Il mancino ha poi centrato in estate il Masters 1000 di Toronto proseguendo con lo Us Open. Proprio la vittoria di New York è stata la dimostrazione di quanto la tenacia e la forza mentale di Nadal siano in grado di fiaccare anche l’avversario più in forma. Contro Daniil Medvedev, 23enne russo «on fire» sul cemento e rivale nella finale dello Slam americano, ha lottato cinque ore, come nessun altro avrebbe fatto. E infatti quel trofeo, secondo Slam dell’anno e diciannovesimo in carriera, adesso è nella bacheca di casa. Non ha mai mollato, ha giocato Parigi Bercy fermandosi in semifinale per un infortunio agli addominali, poi è volato a Londra per le Finals, il grande torneo che ancora gli manca.
Un risultato, una carriera, quella di Nadal che ha condiviso come per tutta la sua esistenza tennistica con Roger Federer. Le loro battaglie hanno fatto la storia del tennis e negli anni i due hanno imparato a conoscersi, stimarsi. Mentre Nadal era a Madrid a guidare la Spagna, Roger, in polemica contro la nuova Davis, era in America a fare il tutto esaurito negli stadi con Sascha Zverev. Ma con un occhio attento alle gesta del rivale-amico: “Rafa è una grande persona e un grande atleta — ha dichiarato il venti volte campione Slam durante un’intervista televisiva in Argentina —. È riuscito a chiudere l’anno da numero uno del mondo a 11 anni di distanza dalla prima volta. Hanno detto che sarebbe stato sempre infortunato e che non avrebbe potuto avere una lunga carriera, ma ha trovato il modo per reagire e costruirsene una fantastica”. Roger, che contro il mancino ha perso 24 volte su 40 incontri, l’ultima in semifinale al Roland Garros di quest’anno, prima di batterlo a Wimbledon, applaude alla tenacia e alla resilienza del collega, facendo una previsione importante: “Ha disputato una stagione fenomenale, vincendo due tornei Slam. Ho imparato molto da lui, è un grande campione e un esempio per tutto il mondo dello sport. Sono felice di aver condiviso con lui grandi battaglie. Probabilmente finirà per diventare il miglior tennista di tutti i tempi”.
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