Tutte le incognite della ripresa scolastica
di Paolo Lingua
E’ molto probabile, se non quasi certo, che la riapertura dell’anno scolastico, dall’asilo sino alle medie superiori, sarà complessa e tormentata. Nonostante gli incontri in videoconferenza tra i ministri competenti e le regioni, già svolti e ancora da svolgere, il quadro complessivo non è chiaro. Si possono tranquillamente enunciare dei principi operativi e delle regole (è anche giusto che sia così) di carattere generale, ma quello che non emerge è la situazione specifica dei plessi scolastici, caso per caso.
Nessuno sa ancora con esattezza, dalle direzioni scolastiche ai coordinamenti regionali e provinciali, quali istituti sono già in grado di accogliere gli studenti, rispettando le regole generali (distanze, mascherine, controlli, igienizzazioni), per non parlare dei quadri organici: tutte le scuole hanno il numero adeguato di insegnanti, bidelli, personale assistenziali, disponibilità di medici e poi ancora servizi e mense.
Nei prossimi giorni ci saranno altre videoconferenza per mettere a punto il sistema di trasporto degli studenti: mezzi, distanze, sicurezza e prevenzione. Saranno fatti tamponi, controlli e prevenzioni? E se emergeranno casi di contagio gli studenti di quella classe specifica saranno mandati a casa in quarantena? E anche il personale e gli insegnanti? Infine: come verrà assunto il personale mancante che si annuncia in numeri di molte cifre? Saranno incarichi annuali, supplenze, assunzioni pro tempore? A questo proposito i sindacati già rumoreggiano, avendo già alle spalle in pressione miglia di addetti bloccati dalla scorsa primavera. Insomma: non c’è da stare allegri considerato che sul piano didattico ci sono importanti recuperi da effettuare e si deve evitare di perdere tempo. Si è appreso inoltre che le ordinazioni di nuovi banchi adatti all’assetto distanziato della nuova organizzazione delle aule porteranno le prime serie in tempo utile per decollare il 14 settembre, ma notevoli forniture arriveranno ai primi di ottobre.
Non solo: si è appreso che si stanno cercando nuovi spazi: biblioteche, magazzini, palazzi pubblici, ma anche tendoni e capannoni. Saranno realtà adeguate per quando comincerà a fare freddo e si dovrà pensare ai sistemi di riscaldamento? Tutti quesiti ancora sospesi nell’aria, mentre il governo diffonde ottimismo le regioni invece, non importa di che colore politico, sembrano tutte sul piede di guerra, anche perché a loro e ai comuni in qualche modo toccherà affrontare l’impatto con le realtà del territorio. Ma non basta: dopo una settimana dall’inizio delle lezioni ci saranno le elezioni che riguardano tutta l’Italia per via del referendum, mentre comunque saranno in campo sette regioni e molte centinaia di comuni. Il che vorrà dire, per gran parte degli edifici uno stop che decollerà dal 18 e finirà il 23 o 24, considerato che occorre montare i seggi e le strutture per il voto, tra l’altro anche in questo caso con tutti gli accorgimenti legati alle problematiche del voto. Sulla base di queste premesse, considerata la maniera di procedere “all’italiana”, si avrà una situazione definita, anche con il recupero del personale ausiliario e docente che manca, solo verso la fine di ottobre, augurandoci tutti che non arrivi una seconda ondata stagionale di infezioni.
Sono obiettivamente difficili le previsioni rispetto a un sogno di ritorno alla normalità pre-coronavirus. I vaccini su cui sono in molti, in tutto il mondo, a lavorare, non potranno decollare prima della prossima primavera. Se tutto, come ci auguriamo, andrà bene la normalità tornerà solo nel 2022. A questo punto viene da chiedersi che cosa si farà delle scuole organizzate per l’emergenza. Si tornerà “tutto come prima”? Si vivrà in aule distanziate con i nuovi arredi? Gli edifici recuperati in via straordinaria torneranno alle vecchie funzioni? Meglio non pensare alle future problematiche visto che siamo costretti a vivere giorno per giorno, con scosse quotidiane sul piano decisionale.
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