Gran confusione nella politica nazionale (e locale)

di Paolo Lingua

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Gran confusione nella politica nazionale (e locale)

  I leader politici e i partiti e i movimenti stanno dando da giorni (ma hanno cominciato con i comportamenti assurdi e confusi dell’elezione del Presidente della Repubblica) manifestazioni di affanno che per molti aspetti sono gratuite e inutili. Anzi autodistruttive. Può essere un ragionamento da vecchio salotto, ma ai tempi della Prima Repubblica, cinica ma scafata, dopo  i tentativi maldestri di proporre candidati sbagliati e palesemente perdenti, si sarebbero chiusi rapidamente tutti i ragionamenti a ritroso er si sarebbe proseguiti rapidamente sul sentiero raggiunto. Dal momeento che, alla fin dei conti, l’esito della battaglia per il Quirinale ha dato il risultato migliore possibile, con l’accoppiata di Mattarella al Colle di Draghi a Palazzo Chigi per consentire di proseguire nello status quo (che è il migliore possibile) per i prossimi 13 mesi senza andare al voto anticipato che poi era il rischio che tutti temevano, con la sola eccezione di Fratelli d’Italia, tutti temevano. Ma sono esplose inquietudini e sono emersi rancori, anche personali che, non essendoci la  spregiudicata freddezza della Prima Repubblica, gli attuali leader non sono capaci di tenere fuori dal dibattito.

L’area politica più tormentata appare il centrodestra: Matteo Salvini che, bene e male, ha giocato da protagonista attivo e che alla fine, con l’ultimo tuffo ha acciuffato il risultato, sempre tormentato dalla confusione che nella prima fase lo ha portato a infinite proposte, nessuna delle quali con un minimo di costrutto, compreso il flop gratuito di Elisabetta Casellati. Ora punta sulla fondazione di un nuovo partito di area più centrista, in accordo con Forza Italia e con i partitini di centro, una sorta, ha detto, di un movimento come il Partito Repubblicano degli Stati Uniti. Una ipotesi ancora poco chiara che però non piace assolutamente a Giorgia Meloni che, rimasta da sola contro tutti, vorrebbe continuare su questa linea però puntando a riformare il vecchi accordo di centrodestra. Salvini ha poi invitato Edoardo Rixi che è uno dei suoi luogotenenti più fidati ad attaccare la politica nazionale e la gestione amministrativa della Liguria, a  oppera di Giovanni Toti, con cui ha dissentito nella vicenda del Quirinale,  ma che jha visto anche Toti oscillare, in rottura con l’alleato sindaco di Venezia e forse tentare un avvicinamento a Italia Viva. Tutte operazioni confuse e senza esito visto che alla fine i piccoli movimenti, compresa l’area di Renzi, hanno dovuto adeguarsi alla rielezione plebiscitaria di Mattarella. A Genova e alla Spezia in primavera si voterà per le nuove amministrazioni comunali. Come si muoverà il centrodestra, considerato che a Genova tutti i partiti sono schierati  per la riconferma di Marco Buc ci? Il moviento di Toti farà si rtiene una sua lista affiancando quella personale di Bucci e dei partii storici del centrodestra. Ed è ben difficile che la Lega e Fratelli d’Italia puntini a mettere in crisi la Regione, anche se viene criticato l’eccesso di incarichi di cui Toti si è caricato oltre la sua presenza a  Roma in cerca d’i dar vita a un movimento nazionale sempre di area di centro.  Si andrà alla verifica tra mille “se” e “ma”? E’ la soluzione più probabile, ma ci vorrà forse qualche settimana.

Ma in casa del centrosinistra le cose vanno meglio? Il Pd è certamente il partito che è uscito, per prudenza tattica di Enrico Letta, dalla vicenda del Quirinale: Letta Sapreva di non avere i numeri per imporre un suo candidato ed era diffidente nei confronti degli inquieti e confusi alleati a cominciare dal M5s spaccato forse in più d’un gruppo. Ha giocato di rimessa e se proprio non ha vinto non ha certamente perso. Ora la questione più urgente per il Pd è trovare un candidato valido per Genova e per La Spezia per tentare una rivincita come è avvenuto a Savonas. Se si ricompatterà il partiti forse la maggiori ciance posono scattare davvero alla Spezia. Più ardua è la corsa a Genova dove Marco Bucci è dato favorito da tutti i sondaggi, Ma se si realizzerà una vasta alleanza ed emergerà una candidatura di prestigio come quella di Ariel Dello Strologo la partita diventerà più aperta.


   Resta il grande interrogativo del M5s travolto da una crisi confusionale interna, a tutti i livelli, dopo lo scontro decollato dalla vicenda della corsa al Quirinale tra Conte e Di Maio.Uno scontro che prosegue ormai tutti i giorni e nel quale si sta inserendo anche Di Battista. Ma ilo movimento sembra scosso da un terremoto. E’ evidente che stanno emergendo elementi di crisi, di dubbio e di differenze di visione che già erano emerse da più di un anno. Ma orami il M5s oltre a chiarirsi se sarà possibile a livello nazionale non ha più spazio, se non a livello autolesionista, a livello locale. Dovrà seguire al voto amministrativo la linea del Pd e sperare di njon franare nei suffragi.

   Ma siamo di fronte a un sommovimento tellurico politico a tutti gli stadi. Saranno settimane nelle quale si farà fatica a capire quello che accade. Ma forse non lo sanno neppure i protagonisti.