Il caos di destra e sinistra
di Paolo Lingua
Vale la pena di citare Dante Alighieri in un famoso verso:” Sempre la confusione delle persone / principio fu del mal de le cittadi”. E' questa sempre la fotografia dell’attuale situazione della politica nazionale e locale, in uno stato di assoluta irrazionalità politica, in un clima di assoluto dilettantismo. Cominciamo dal centrodestra. Non si è capito bene quale fosse l’obiettivo della coalizione nella prospettiva dell’elezione del presidente della repubblica, oltre a un clima di confusione che ha coinvolto tutte e tre i maggiori partiti, dopo qualche giorno di incertezze e di ricerca – non si sa bene come e chi – di un possibile candidato, Matteo Salvini (e Forza Italia) si sono rifugiati nel voto a Mattarella, la soluzione più logica e razionale. Ma a questo punto valeva la pena di chiudere il discorso, facendo dimenticare gli errori .
Invece si è ritornati sopra un percorso sbagliato e pasticcione con una serie di reciproche accuse tra alleati. Ai tempi della Prima Repubblica si sarebbe fatto il possibile per chiudere il discorso per evitare gli autolesionismi. Ma ci sono diversità represse che sono emerse. Fratelli d’Italia , arroccatto nell’opposizione a testa bassa, sperava nella crisi e nel voto in primavera. Ma Giorgia Meloni non ha capito che racimolando un po’ di voti di cittadini inquieti non andrà da nessuna parte, così come è accaduto e accadrà alla Le Pen in Francia. Prenderà un po’ di voti ma resterà all’opposizione. E in caso di alleanze non potrà imporre una leadership. Per Forza Italia gli interrogativi si allungano: la famiglia Berlusconi sta liquidando le aziende comprese quella mediatiche. La famiglia dell’ex cavaliere intende uscire di scena di chiudere ogni partita politica. Lo stesso Berlusconi dopo un tentativo di immagine personale è orami in chiusura di partita.
Che ne sarà del suo movimento? Difficile prevederlo perché l’area di centro è debole e fragile e la dirigenza dei fedelissimi è molto poco consistente sul piano economico ed elettorale. Matteo Salvini rimane per ora un punto interrogativo fine a se stesso. Non ha capito (o non vuole capire) che doveva chiudere l’esperienza sbagliata della corsa al Quirinale anche se poi ha recuperato in extremis. Non crede più nella coalizione del centrodestra, puntando a prendere le distanze dalla Meloni e a tentare di assorbire Forza Italia con il progetto del “partito repubblicano” all’americana, ma del quale dopo una settimana non parla più. L’ultima sortita è un aggancio diplomatico (ma a che titolo? Salvo maliziosamente ricordare certi contasti del suo partito con la Russia di pochi anni fa: una questione discutibile di cui di è persa per ora traccia) con Putin i questo momento complesso della questione dell’Ucraina.
Salvini mescola la volontà per ora di restare a sostenere il governo con il sogno di spot elettorale nella ricerca affannosa di recuperare l’immagine nell’opinione pubblica mentre la Lega sta invece perdendo consensi, ma anche grazie agli sbalzi d’umore e annunci di strategie contraddittorie. E in Liguria che accade? Si arriverà, alla fine della vicenda confusa a un accordo per ridistribuire le deleghe degli assessorati (Toti cede la sanità a un esponente della Lega? Soluzione vecchia maniera) oppure si rischia la crisi e si potrebbe andare al voto regionale nel 2023 con Toti che, con arraffate alleanze nazionali, tenta la scala in Parlamento? La caduta della Regione potrebbe offrire al centrosinistra l’occasione d’una rivincita e la comunque la situazione sarebbe davvero assurda al di là delle elucubrazioni del presidente della Regione che ha sogni, non si sa quanto concreti, d’un ruolo nazionale.
Ma a questo punto scatta l’ultimo grande interrogativo. Qual è il potenziale della sinistra e in particolare del Pd? Altra grande incognita. A livello nazionale Letta è prudente (non ha altra alternativa) ma non ha alleati forti, considerati i limiti dell’estrema sinistra e la situazione caotica e quasi incomprensibile del M5s. Una geografia che, fatte le debite proporzioni, vale anche per la Liguria dove in primavera di voterà a Genova e alla Spezia. La candidatura a sindaco nel capoluogo regionale di Ariel Dello Strologo che pure godrebbe prestigio, ma che è stata silurata dal partito a livello nazionale alle scorse regionale, è sempre in bilico. E si capisce che se la accetterebbe alla fine l’estrema sinistra provoca malumori, per i limiti culturali e politici, nel M5s e nell’area di Ferruccio Sansa. Motivazioni sempre autodistruttive, come vuole la tradizione. E allora? Non resta che aspettare che i giorni passino. Tutto può succedere, Ma l’orizzonte è oscuro e burrascoso.
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