Serie A, niente partite in chiaro: arriva il no dell'Antitrust
di Redazione
Doccia fredda a pochi giorni dalle parole del ministro Spadafora che avevo aperto a questa ipotesi. Ecco i motivi
La Serie A riparte ma le partite non saranno trasmesse in chiaro. L’intesa che fino a due giorni fa sembrava a un passo, è definitivamente saltata. L’AGCM frena. Verona-Cagliari e Atalanta- Sassuolo (ipotizzate come prime sfide in chiaro) resteranno visibili ai soli abbonati: l’ostacolo giuridico non è stato superato. I diritti tv oggi sono regolamentati dalla Legge Melandri, uno scoglio insormontabile. Se la Lega (proprietaria dei diritti) avesse autorizzato una sola emittente alla trasmissione, avrebbe sfavorito le altre: sia Mediaset che Discovery avevano così diffidato il governo e la Lega stessa dal concedere il via libera.
L’AGCM ha infine posto dei paletti che hanno reso la strada non percorribile. Per aggirare tutti gli ostacoli, sarebbe stato necessario avviare un bando d’asta per i diritti in chiaro, aperto a tutti: non esistevano i tempi tecnici. Oppure sarebbe servito un intervento normativo, inizialmente ipotizzato dal ministro dello Sport Spadafora, ma alla fine giudicato sproporzionato.
Eppure lo stesso ministro pochi giorni fa aveva ammesso: "Si può chiudere un ottimo accordo, frutto della disponibilità di tutti i soggetti coinvolti, che ringrazio". Oggi la doccia fredda, l'Antitrust blocca tutto il piano. Per vedere la Serie A saranno necessari gli abbonamenti alle pay tv.
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