Per l'ultima carezza a Tasnuba Caricamento diventa una grande moschea
di Michele Varì
Tutto l'amore del centro storico per l'addio alla bambina precipitata dalla finestra
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La mamma è arrivata alla fine, stretta nel suo dolore, sorretta anche fisicamente da una giovane maestra della scuola Daneo, gli occhi senza più lacrime, il viso trasfigurato dal dolore: ha abbracciato la piccola bara bianca piangendo ancora, disperata, e quando si è accorta che stava per scomparire nella pancia del carro funebre ha gridato, per fermarla.
Le sue urla strazianti hanno rotto il silenzio irreale e nascosto l'irrispetto audio del traffico della Sopraelevata. Oggi piazza Caricamento si è trasformata nella moschea che Genova nega da sempre alla grande comunità musulmana. Lì, davanti ad un piccolo centro islamico, poco più di uno scantinato, all'aperto, fra una giostra e l'edicola, si è svolto il funerale di Tasnuba, la bambina bengalese morta una settimana fa precipitando dalla finestra di casa, a poche decine di metri di distanza, in vico San Marcellino.
La madre l'aveva lasciata sola per andare a prendere le sorelle all'uscita da scuola. Non l'aveva portata appresso come faceva sempre perché era febbricitante e fuori c'era un vento gelido. Una scelta che non riesce a perdonarsi. E dal quel giorno è in ospedale perché non ha più la forza e la voglia di vivere.
Al funerale ci sono centinaia di persone, musulmani di ogni etnia, ma anche tanti genovesi, come la delegazione delle mamme e dei bambini della scuola elementare Daneo della due sorella maggiori di Tasnuba, una famiglia più che una scuola. Poco lontano il maresciallo dei carabinieri, un prete, il rappresentante della comunità di Sant'Egidio, gente normale del centro storico, l'ambulante, il bancario, l'operaio, la fotografa: questa tragedia ha unito tutti, ancora di più, se possibile.
Il padre di Tasnuba è impietrito davanti alla bara, ai suoi lati una fila di connazionali, altri musulmani. Alla preghiera partecipano anche donne islamiche, ma sono poche, molte hanno preferito rimanere a casa, con i figli. L'imam celebra il funerale in un silenzio irreale. Poi il momento più duro: la comparsa della mamma, quasi un fantasma, che poi crolla fra un'ala di donne che l'abbracciano. La porta via da un'ambulanza, dove sale anche marito, e non è un dettaglio. Quindi la fine: il commiato a quella piccola bara bianca, a Tasnuba, che volerà in Bangladesh, eppoi in cielo, come s'interroga una bimba accanto alla sua mamma, <adesso non c'è più? o è volata in cielo?".
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