Mercato del lavoro, la pandemia mette in crisi soprattutto donne e terziario
di Edoardo Cozza
L'analisi di Banca d'Italia e ministero del lavoro: si intravede qualche spiraglio, ma ci sono cambiamenti negativi rispetto a un anno fa
Tra marzo 2020 e febbraio 2021, ovvero nell'anno della pandemia da covid, sono stati creati 300mila posti in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, ma i dati stanno migliorando rispetto a giugno 2020, quando il divario era di 600mila posti: è uno dei dati che emerge dallo studio svolto da Banca d'Italia e ministero del lavoro e delle politiche sociali, che certifica il cambiamento di consumi degli italiani e una domanda di lavoro che va adeguandosi, mettendo in crisi soprattutto le donne e i dipendenti del settore terziario.
L'instabilità nel mondo di lavoro va diminuendo, ma ad incidere sul punto è il blocco dei licenziamenti, a cui si aggiunge anche un aumento delle conversioni favorito dagli incentivi del decreto dello scorso agosto. A dicembre 2020, infatti, sono stati stabilizzati 100mila contratti temporanei, 20mila in più dello stesso mese nel 2019, ma l'anticipo sul 2021 ha fatto pagare dazio a gennaio e febbraio, quando le regolarizzazioni sono state di meno rispetto a un anno fa.
Il settore più colpito è il terziario, con 110 mila posti in meno: nel turismo si registra una diminuzione di 140 mila impiegati e le aree più colpite sono le regioni montane e le città d'arte. Viaggiano in crescita, invece, i dati del trasporto merci su strada - trainato dall'aumento dell'e-commerce - che ha permesso di creare nuovi posti di lavoro nelle città più grandi.
Con la pandemia, il gap di genere è aumentato di 120 mila unità: le posizioni lavorative occupate da donne sono 76 mila in meno, mentre quelle degli uomini sono cresciute di 44 mila unità. Su questo incide fortemente il cambiamento nei consumi, perché - spiega Banca d'Italia - l'occupazione è aumentata soprattutto in settori in cui la presenza femminile è minore. Tra le altre cause si annovera la minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, causata anche dalle difficoltà annosa di conciliare l’attività lavorativa con le responsabilità familiari.
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