Il centrosinistra nel caos alla ricerca del candidato alle regionali in Liguria

di Paolo Lingua

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Il centrosinistra nel caos alla ricerca del candidato alle regionali in Liguria

Può darsi – oggi è tutto possibile – che il centrosinistra abbia, in zona Cesarini, un colpo di reni, ma è indubbio che la vicenda della scelta del candidato alla presidenza della Regione Liguria potrebbe passare alla storia come un esempio politico di come ”non” si deve gestire una alleanza e una scelta. Dopo un confuso gioco di rimpalli tra la direzione nazionale e le federazioni della Liguria del Pd e dei vertici del M5s, con il contorno dei partiti minori, si è arrivati all’annuncio da parte grillina del “no” a Ferruccio Sansa con un ripiego su Aristide Massardo. Ma oggi, salvo ripensamenti (che pure sono possibili), il Pd a tutti i livelli fa sapere ufficiosamente che Massardo è un candidato fragile e poco brillante nel sistema dei sondaggi.  Nel frattempo il M5s, con una azione che non era prevedibile, ha silurato la candidatura di Ferruccio Sansa, già bocciata dai renziani e sgradita a quasi tutto il Pd.

Tutto da rifare pover’uomo, citando una famosa commedia del Novecento? Tutto da rifare, in un clima di risentimenti e di malumori. Il personaggio in maggiore crisi resta certamente il vicesegretario nazionale del Pd, Andrea Orlando, che, con un certo dilettantismo e non si sa bene perché, aveva avallato in prima battuta la candidatura di Ferruccio Sansa (che poi si è capito poco gradita dallo stesso segretario nazionale Nicola Zingaretti, oltre che bocciata dalle federazioni provinciali liguri del Pd). Orlando è indubbiamente in difficoltà perché ha capito che una sua ipotetica leadership in Liguria non è gradita da nessuno e, quindi, le sue quotazioni sono in netto ribasso. Al tempo stesso, naviga senza bussola anche il segretario regionale del Pd Simone Farello che ha pasticciato – e non poco – sulla candidatura di Ariel Dello Strologo, forse il candidato che avrebbe avuto il maggior consenso nell’opinione pubblica, recuperando una larga parte del voto borghese e moderato. Ultima nota di colore (o di folklore?) è la sortita dei partitini di estrema sinistra (Leu, Art !, ecc. ) che hanno tentato un’ultima resistenza su Ferruccio Sansa. L’estrema sinistra, anche sul piano storico della politica del Novecento, non ha mai vinto, per i suoi atteggiamenti di rabbioso rancore ideologico, una sola battaglia. Ha solo contribuito a far perdere la sinistra. Basterebbe pensare, per restare nel campo delle piccole battaglie elettorali, alla sconfitta elettorale alle regionali del 2015, dalle quali poi s’è sviluppato un ruzzolare sfrenato di battaglie elettorali perdute in Liguria.

Ma adesso che cosa accadrà? Bisogna partire da un semplice ragionamento, senza bisogno di essere professori di matematica, in base al quale una possibile vittoria della sinistra può essere realizzata solo con l’accordo di tutte le forze: Pd, M5s, partitini di sinistra, renziani e partitini di centro. Occorre quindi un candidato che tenga, con il massimo sforzo, l’alleanza coesa perché la battaglia per le regionali parte certamente in salita e le risse degli ultimi due mesi hanno favorito il centrodestra che, con un ragionamento  del tutto opposto, ha soffocato le differenze e  qualche prospettiva operativa,  tenendo strette le fila dell’alleanza e mantenendo blindata la candidatura di Giovanni Toti. Secondo le ultime indiscrezioni – ma è tutto da prendere con le molle – in serata da Roma potrebbe arrivare l’ultima indicazione da casa Pd, ma con la prospettiva d’un “si” anche da parte degli sconcertati grillini, ovvero il fatidico “quarto nome” di cui si favoleggia da tempo. Sarà il parto azzeccato? Difficile da capire anche perchè deve trattarsi d’un nome “unificante” e non divisivo come è avvenuto sino a ora con il successivo decollo dei veti incrociati. Non va dimenticato che nelle regioni italiane dove si voterà a settembre in ben cinque non è stato possibile arrivare a un accordo Pd-M5s e solo in tre (Toscana, Marche e Campania) è stata possibile l’alleanza del  Pd con i renziani. La Liguria sarebbe l’unica con un accordo generale, se la notte porterà consiglio. Ma sarà davvero un consiglio giusto?