Genova, luci accese e saracinesche aperte: la protesta dei locali in piazza delle Erbe

di Alessandro Bacci

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I locali della movida esasperati: "Da troppo tempo siamo il capro espiatorio di una politica che ignora le nostre richieste e le nostre necessità"

Genova, luci accese e saracinesche aperte: la protesta dei locali in piazza delle Erbe

Le luci saranno accese e le saracinesche aperte questa sera dalle 18 nei locali di piazza delle Erbe, il cuore della 'movida' genovese: i bar e i ristoranti della zona cercheranno così di richiamare l'attenzione sul bisogno di lavorare di un comparto paralizzato ormai da 13 mesi. "E' passato un anno dall'inizio della pandemia - ricordano in una nota - e nessuna delle misure adottate a sostegno del nostro settore è stata concreta ed efficace. Le associazioni di categoria, così come tutti i gruppi spontanei e le singole imprese si sono battute ogni giorno per far sentire la loro voce. Una voce, che giorno dopo giorno, si alza sempre di più per essere ascoltata, giustificata da una reale paura nei confronti di un futuro che si prospetta sempre più buio. Abbiamo adeguato i nostri locali per la sicurezza della nostra clientela e dei nostri dipendenti, abbiamo seguito le regole, abbiamo investito nelle nostre imprese per lavorare. Ma tutto questo non è bastato ed oggi ancora una soluzione non si è trovata. Siamo al tredicesimo mese di pandemia, le nostre attività continuano ad accumulare debiti su debiti, senza che nessun intervento efficace sia ancora stato fatto, né per per salvaguardare le attività, né per salvaguardare gli imprenditori".

La preoccupazione è che un intero mese privo di zone gialle possa essere il colpo di grazia per le attività. "Piazza delle Erbe è tra i punti centrali della nostra città e vederla vuota, inutile, come semplice luogo di passaggio per coloro che abitano nel centro storico, ci rattrista ogni giorno di più". Tra le prime richieste, quindi, quella di poter utilizzare i tavoli all'aperto, in totale sicurezza e controllo, anche durante la zona arancione. "Da troppo tempo siamo diventati il capro espiatorio di una politica che ignora le nostre richieste e le nostre necessità - concludono - ma ci grava di ruoli che non ci competono, chiedendo di garantire la sicurezza esterna al nostro locale anche quando siamo costretti a lavorare solo con l'asporto".