Genova, il pool di esperti della procura: "La galleria Bertè presentava gravissimi ammaloramenti"
di Alessandro Bacci
Secondo gli esperti i monitoraggi inadeguati sono andati avanti per anni. 21 le persone indagate, la chiusura delle indagini avverrà in autunno
La galleria Bertè in A26, la cui volta è crollata il 29 dicembre 2019, presentava "gravissimi ammaloramenti" in un contesto di "inadeguati monitoraggi" andati avanti per anni. E' quanto scrive il pool di esperti nominati dalla procura di Genova nella prima bozza della consulenza chiesta dai pubblici ministeri Walter Cotugno e Stefano Puppo, coordinati dal procuratore capo facente funzioni Francesco Pinto. Sono 21 le persone indagate nell'inchiesta sulle gallerie. Le accuse, a vario titolo, sono crollo colposo, falso, attentato alla sicurezza dei trasporti e inadempimento di contratti di pubbliche forniture.
Il resto della consulenza verrà depositato nei prossimi giorni dando così una accelerata alla chiusura delle indagini che avverrà in autunno. Il fascicolo sulle gallerie, in mano al primo gruppo della guardia di finanza, è stato riunito insieme a quello sulle barriere fonoassorbenti pericolose e a quello sui falsi report sui viadotti. In tutti e tre risultano iscritti, tra gli altri, l'ex ad Giovanni Castellucci e i due ex dirigenti Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli.Erano stati i giudici del Riesame a sottolineare come "gli indagati hanno compiuto azioni e omissioni relative praticamente a tutti i tipi e gli oggetti di manutenzione e adeguamento nell'ambito della gestione delle autostrade".
Nel corso delle indagini dopo il crollo del ponte Morandi, i tecnici di Spea avevano svelato che i controlli in galleria avvenivano in macchina ai 60 all'ora e al buio. Dopo il crollo erano partite le ispezioni del ministero delle Infrastrutture che hanno causato, e continuano tuttora, decine di cantieri sulla rete autostradale con pesanti disagi agli utenti.
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