Genova, i ristoratori si incatenano sotto la Regione: "Non ce la facciamo più"
di Alessandro Bacci
Montata una tenda in piazza De Ferrari: "Chiediamo una videocall con Draghi o Speranza. Non siamo noi gli untori, abbiamo bisogno di lavorare"
C'è chi si incatena e chi monta le tende. I ristoratori, sempre più esasperati dalla pandemia, hanno deciso di dare un segnale importante alle istituzioni. Nessuna marcia o coro per le vie della città, ma un presidio fisso sette giorni su sette sotto la sede di Regione Liguria in piazza De Ferrari. I manifestanti, guidati dall'hashtag #protestaligure, resteranno accampati sotto la Regione fino a quando non saranno ascoltati direttamente dal premier Draghi o dal ministro Speranza.
"Non deve vederesi come un attacco a regione Liguria - sottolinea Ivan Spagnolo, ristoratore - Siccome molte persone non ce la fanno più, chiediamo una videoconferenza insieme al presidente Toti e all'assessore Benveduti con Speranza o Draghi. Il 26 aprile zona rafforzata gialla con tavoli all'aperto non va bene! Può fare contento me ma altre persone no. Abbiamo fatto qualsiasi cosa che ci hanno chiesto, non siamo noi gli untori, abbiamo bisogno di lavorare. Abbiamo capito che a Roma non ci ascoltano. Noi da qua non ce ne andiamo, faremo presidio fisso sette su sette h24. La misura è colma, non ce la facciamo più, abbiamo due ragazzi che staranno incatenati. Non sappiamo più cosa fare, siamo sempre stati corretti nelle manifestazioni, non abbiamo mai creato disordine. Ora basta veramente, non ce la facciamo più."
“Non ce la facciamo più” è la frase ripetuta ad oltranza dai manifestanti, ormai ridotti davvero allo stremo. Un grido d'aiuto da parte dei lavoratori, neppure i primi segnali di riapertura arrivati dal premier hanno tranquillizzato l'ambiente. C'è chi ha prosciugato davvero tutti i propri risparmi, come il ristoratore che ha deciso di incatenarsi di fronte al palazzo della Regione: "Speriamo di non ricevere la solita presa per i fondelli - dice Roberto Arecchi - Fino a quando non ricevo risposte non mi muovo. Sono al collasso, mi vergogno a dirlo, ma non ce la facciamo più. Non dormo alla notte, non ricevo soldi, zero ristori. Ho investito tutto quello che avevo contento di quello che facevo, sono al limite. Vedendo che nessuno ci dava risposte, forse con la catena qualcuno si sveglia. Ci devono fare lavorare, abbiamo perso davvero un sacco di soldi, non si può andare avanti. Zona gialla rafforzata? Io ho otto posti a sedere all'esterno, come faccio a campare? Dobbiamo aprire, convivere con il virus e stare attenti. Non c'è il lockdown di marzo, bisogna lavorare. Ho zero nel conto."
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