Genova, Federico Rampini: “Oriente e Occidente, quale futuro”?
di Giulia Cassini
L’eterno interrogativo nel libro edito da Einaudi tra storia e prospettive presentato alla Feltrinelli
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In quale sfera del globo vi trovate a ragionare tra inevitabili categorie? Da una parte regna il collettivismo, la spiritualità, il potere silenzioso di una civiltà antichissima. Dall'altra l'individualismo, il materialismo, la democrazia con tutto il suo rumore. “Massa vs individuo” per semplificare molto e darsi un’ossatura su cui ragionare, nei termini di un ipotetico match, sì, ma anche di un auspicabile incontro tra civiltà.
“Quale vi fa sognare? Quale vi ispira inquietudine?”dice Federico Rampini in “Oriente e Occidente”, Giulio Einaudi Editore, vedendo nei ricorrenti disastri globali della pandemia un azzeramento e la possibilità di ricominciare “ad armi pari”, per trovare un punto di equilibrio o una supremazia, un vincitore, come spesso capita.
Nella presentazione a numero contingentato con tutte le normative anti Covid-19 rigorosamente applicate presso la Feltrinelli di via Ceccardi a Genova lunedì 27 luglio si è evidenziata una macropartizione di millenni e millenni su quell’incontro-scontro fra Est e Ovest che ispirò la scienza e la filosofia.
Questione annosa e complicata, ricca di risvolti dai furti dei segreti industriali nella storia (già dai monaci nestoriani in Cina sulla seta, tra i primi esempi di “pirateria”) sino alla simbologia, come i mostri di derivazione orientale di Hieronymus Bosch. Sul piano delle idee, del dispotismo orientale teorizzato da Marx e da altri pensatori dell’Ottocento, lo ritroviamo pagina dopo pagina al multiplo nelle sue reincarnazioni contemporanee, da Erdogan a Xi Jinping. "C’è poi il “loro” spiritualismo contro il “nostro” materialismo: un mito che si complica sempre piú nella modernità" ha detto Rampini.
Penna acutissima, riesce a sciogliere anche i nodi più difficili che inevitabilmente vengono al pettine dalle logiche rovesciate nel corso degli eventi all’economia sino alle campagne elettorali o alle problematiche sui diritti umani, alla (super)produzione del dragone asiatico ed è questo il caso dei talk-show dove racconta letteralmente il mondo. Oppure dove torna indietro nel tempo in un modo personalissimo di guardare con distacco la storia dall’età antica, da Erodoto, che narra le Guerre Persiane formulando l’embrione della differenza tra Oriente e Occidente, in poi. E' "la carica" dei “mitici” 10.000, i soldati dell’imperatore persiano che hanno influenzato anche il cinema americano, sino alla leggenda degli immortali che dà l’idea di una massa anonima. Ben presto si arriva alla paura o all'opportunità del cambiamento.
“E’ l’idea che la nostra civiltà possa essere contaminata -dice Rampini su domanda di un lettore- a volte ci definiamo greco-romani, altre giudaico-cristiani. Le due cose non sono uguali, anzi. All'origine, quando la religione cristiana arriva qui è, una religione orientale. Questo per ricordare l’impatto col vicino Oriente, che era anche l’intermediario di luoghi molto più lontani”. Le Vie della Seta, i grandi corridoi di transito, spezie, mercanti, tessuti, poi le filosofie, le religioni. Di Oriente (e anche di Occidente) non ce n’è uno solo.
“La genesi stessa di questo libro è stata lunga e movimentata, in senso letterale -continua Rampini- Voglio dire che ho cominciato ad accumulare le informazioni, la documentazione e le fonti tanto tempo fa, in una vita suddivisa tra l’America, l’Asia, l’Europa sino alla parte finale della scrittura dove, come tutti voi, ho imparato a viaggiare intorno alla mia stanza. In definitiva questo non è un libro scritto per il gusto di reinterpretare la storia, ma è una chiave da tenere in serbo per l’oggi”. Da scandagliare con cura l’ultimo capitolo “Germi e scontro di civiltà”, poi, alla fine, una lunghissima bibliografia sulle fonti, che rimanda ad altri approfondimenti e letture. Tra questi: “Il Milione di Marco Polo, va riletto, è pieno di tappe da ricostruire per la loro importanza”. E’ sempre questione di conoscenza e, in estrema ratio, di prospettive.
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