Luca Raspi e quel "Rimettersi in gioco con la bellezza"
di Giulia Cassini
In cammino con Sant'Agostino al tempo del Covid-19
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Luca Raspi ha focalizzato i suoi studi sul pensiero di Sant’Agostino. Ne sono una riprova tra le ultime pubblicazioni “Rileggersi e narrarsi. L’esperienza nelle Confessioni di Sant’Agostino” per Erga Edizioni e “Rimettersi in gioco con la bellezza. In cammino con Sant’Agostino al tempo del Covid-19” per Edizioni San Lorenzo. Nel primo libro con prefazione di Santi illustrava in modo divulgativo il concetto di esperienza, offrendo una panoramica generale sul significato più profondo in un confronto aperto con il sommo gigante del pensiero occidentale, in particolare sulle Confessioni, una preziosa occasione di meditazione per tracciare itinerari di vita e prospettive di senso . “Il tema dell’esperienza – spiega Luca Raspi – può essere ripreso proprio con Sant’Agostino, un classico che può offrire spunti per l’uomo contemporaneo quale luogo di rielaborazione dei vissuti, per leggere il proprio percorso di vita e quindi inserire i singoli realia che sono stati costitutivi del proprio cammino come esperienza autentica. Non provare qualcosa dunque, ma rileggere il proprio percorso e rielaborarlo in una narrazione: tanto che se il soggetto pensa al proprio vissuto ma non lo racconta potrebbe restare qualcosa di non problematizzato”.
Nell’ultimo volume invece come già si legge nell’introduzione di Dall’Asta si parla di quella catena bello-vero-buono-giusto su cui si procede per ipotesi e tesi sin dall’antichità. “Di fatto, dal punto di vista dell’estetica -si legge- la cultura occidentale è profondamente segnata dalla filosofia greca. Il bello, che sorge come da un caos abissale, si presenta come armonia, ordine, proporzione, simmetria. Per Pitagora, attraverso un sistema di numeri, la bellezza si rivela nella perfetta articolazione delle parti, secondo un modello che imita l’ordine cosmologico dei cieli. È un bello oggettivo che si fonda sulla triade dei trascendentali del bello, vero, buono. Il bello si manifesta come luminosità, folgorazione, è splendido a vedersi, fa uscire da se stessi ed è guidato dall’eros, da un desiderio che ci guida dalla bellezza sensibile al mondo intellegibile, fino a condurci alla visione della bellezza assoluta, momento definitivo e conclusivo dell’on autentico, accadimento improvviso, rivelazione gratuita, contemplazione dell’unità del reale, visione immediata del pensiero.
Il legame bello-vero-buono diventerà la fonte ispiratrice della cultura occidentale. L’ordine cosmico sarà alla base della rivelazione della bellezza in Occidente, praticamente sino al XX secolo. Dalle forme greche a quelle romane, da quelle rinascimentali a quelle neo-classiche, tranne forse la parentesi barocca alla ricerca di nuove e inedite forme armoniche, il punto di riferimento è stata la Grecia, interpretata da ogni epoca nel desiderio di rivivere nel presente quella mitica età dell’oro che il mondo classico aveva incarnato in tutto il suo fulgore.
In ogni caso, la bellezza è sempre stata concepita in relazione alla trascendenza. Che si tratti di un ordine cosmologico o teologico, il bello rinvia infatti a un assoluto originario, a un mondo trascendente, interpretato da Plotino come casa del Padre o da Agostino come patria celeste, ultima destinazione, meta finale dell’uomo”.
Ecco perché Luca Raspi si sofferma sulla bellezza e sull’amore come ascesa dell’uomo verso Cristo e la Trinità. “Questo testo è nato proprio nell’emergenza del Covid-19 -dice Raspi- La permanenza forzata ha costretto tutti a mettersi davanti allo specchio interiore per mettersi in gioco nell’essere nel mondo con significato. L’unità tra bello, buono, vero e giusto sono le proprietà che appartengono agli esseri creati. Nel primo capitolo metto in evidenza come ci si sia abituati a vivere di corsa, come le nostre vite siano state così frenetiche da essere costretti a cambiare il modo di approcciarci alla realtà. Siamo passati da un vedere distrattamente a un guardare la realtà. Questi due verbi, che parrebbero sinonimi, in realtà hanno un potenziale semantico diverso. Guardare significa non solo recepire quello che passa attraverso gli organi di senso ma anche passare attraverso gli strumenti della ragione e del cuore affinché questa esperienza porti frutto”.
Fa poi riferimento ad un uomo che si mette in discussione: la ripartenza potrebbe proprio essere la riscoperta del bello nella quotidianità troppo spesso rimasta sepolta dai propri interessi, allontanandosi dalla bellezza salvifica, per i cristiani il Verbo incarnato. Un'analisi molto utile oggi, visto che stiamo vivendo una storia di passaggio.
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