Sansa candidato: è la resa del Pd?
di Paolo Lingua
Ferruccio Sansa, dopo alcuni mesi di tira e molla tra le componenti del centrosinistra, sarà il candidato alla presidenza della regione d’una larga parte dello schieramento: Pd, M5s, partitini dell’estrema sinistra. Questi ultimi e i grillini sono i veri vincitori della interminabile tenzone. Il loro candidato ha avuto la meglio di Ariel Dello Strologo (subito uscito di scena), di Aristide Massardo e di Paolo Bandiera, solo per citare i nomi ricorrenti sui quali si è discusso per notti e notti.
Nell’area del centrosinistra ci saranno però altre liste con altri candidati: in primo luogo la dissidenza dei grillini, cioè la lista “Buonsenso” guidata da Alice Salvatore, già leader del M5s. Ma, adesso, emergerà una nuova realtà, frutto del “no” a Sansa, cioè la lista di Italia Viva cui si aggiungeranno i partiti della cosiddetta sinistra moderata (socialisti, Bonino, centristi e altri) che potrebbe candidare alla presidenza proprio Aristide Massardo. I renziani ieri sera, quando ormai Ferruccio Sansa la stava spuntando, hanno interrotto il collegamento e chiuso i contatti.
Nei prossimi giorni la situazione sarà più chiara e netta. La lista della sinistra moderata guidata dai fedeli di Renzi potrebbe raccogliere molti malumori che nella scorsa notte si sono consumati in casa del Pd e che oggi sembrano esplosi tra gli iscritti e tra molti esponenti della base. In particolare sono corrucciate le federazioni del Ponente (Imperia e Savona) e non pochi esponenti di rilievo. Non nascondono i loro dubbi consiglieri regionali che saranno in corsa elettorale come Pippo Rossetti e Giovanni Lunardon. Anche i voti controllati dall’ex presidente della Regione, Claudio Burlando, potrebbero finire alla lista renziana.
Per la verità i dissensi all’interno del Pd non sono capricci personali. Ferruccio Sansa, peraltro personalità trasparente, sempre pronto a esprimere giornalisticamente polemiche e critiche non ha mai risparmiato anche con pamphlet il Pd e i suoi vertici. Questo spiega irritazioni e sconcerti e polemiche aperte nei confronti dei vertici nazionali, a cominciare dal vicesegretario del partito, lo spezzino Andrea Orlando, che di Sansa è stato un fautore. Come è stato scritto e detto in molte occasioni, a questo punto, la corsa del maggior raggruppamento del centrosinistra appare decisamente in salita. Lo era anche mesi fa, ma il percorso si è fatto sempre più accidentato.
Giovanni Toti, a questo punto, parte decisamente favorito per la riconferma, salvo sorprese che in politica sono sempre possibili, anche se Sansa, conoscendo il suo temperamento, partirà alla carica con dure polemiche. Ma ormai la questione è spostata al di là delle elezioni. Non solo in Liguria, ma anche a livello nazionale il Pd sembra preso dalla sindrome di Stoccolma nei confronti del M5s. E curiosamente proprio nel momento in cui i grillini sembrano più deboli, divisi e contraddittori. La questione della cosiddetta “revoca” delle concessioni autostradale e molte scelte legislative del Pd sembrano aver costretto il partito di Zingaretti a una timida resa nei confronti degli alleati, che pure sino alle elezioni politiche sono sempre stati loro fieri avversari. Il Pd, ma qui occorrerebbe forse una analisi più approfondita, sembra paralizzato all’idea d’una crisi politica e d’essere confinato all’opposizione.
Ma, alla fin dei conti, per le elezioni regionali ha fatto l’alleanza con i grillini solo in Liguria. Mentre con i renziani va in tre regioni. E’ vero che la politica è sovente misteriosa. Ma qui si ha la netta sensazione d’un timone che si è rotto mentre la nave va sospinta dai venti e dalla correnti senza cercare la rotta guardando le stelle.
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