Rapallo, le mani della mafia sullo smaltimento delle barche: otto arresti nella notte

di Michele Varì

Operazione Caronte dopo mareggiata 2018. Coinvolti i vertici del porto: sequestrati beni per oltre 3.5 milioni di euro

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Le mani della camorra sullo smaltimento delle barche distrutte dalla mareggiata di Rapallo di due anni fa.


Dalle prime luci dell'alba i carabinieri del comando provinciale di Genova stanno eseguendo otto ordinanze cautelari per smaltimento illecito di barche danneggiate dalla mareggiata del 2 e 3 ottobre del 2018.

Sequestrati anche ai fini della confisca oltre 3.5 milioni di euro. Gli indagati sono accusati di vari reati aggravati dal metodo mafioso mafiosa. Sono tutti agli arresti domiciliari tranne Pasquale Capuano, ritento ai vertici del malaffare, già in galera per altri reati.

In quella che è stata definita l'Operazione Caronte sono stati coinvoli i veritici del porto.

Nella mareggiata erano andate distrutte oltre 400 barche

Proprio un anno fa erano scattati primi avvisi di garanzia grazie alle indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Santa Margherita e della Capitaneria di porto: iscritta sul registro e ora agli arresti domiciliari anche Marina Scarpino, la direttrice del porto, il Carlo Riva, la marina più grande d'Italia.

L'indagine ruotava intorno alla figura di Pasquale Capuano, 62 anni, napoletano di Bacoli, già arrestato per tentato omicidio dell'ex gestore dei cantieri della località partenopea e tenutario di un sito di smaltimenti di rifiuti a Carrara. L'indagine avviata dal pubblico ministero Ranalli era proseguita con il pool dei magistrati della Dda, la direzione distrettuale antimafia di Genova. Indagati anche Anfdre dell'Asta, amministratore delegato della società che gestisce il Riva, e Mirko Melzen, responsabile della sicurezza del porto.

Altre due indagini avviate in seguito alla mareggiata era state avviate per il crollo colposo dela diga e gli approdi provvisori del porto.