Ponte Morandi, slitta di un mese la consegna della perizia del giudice
di Redazione
Ancora da stabilire le cause vere e proprie del crollo. Alcuni consulenti hanno chiesto di esaminare tutti i 3248 fili contenuti nel reperto 132
Slitta di un mese la consegna della relazione dei periti del giudice per le indagini preliminari nell'ambito del secondo incidente probatorio per il crollo del ponte Morandi. Il documento doveva essere consegnato entro il 30 ottobre. I tre periti, però, hanno chiesto una proroga del termine perché alcuni consulenti di parte hanno chiesto di esaminare tutti i 3248 fili contenuti nel reperto 132, considerato la prova regina per risalire alle cause del crollo. Secondo i tecnici di Autostrade e Spea, infatti, il collasso del viadotto (avvenuto il 14 agosto 2018, provocando la morte di 43 persone) sarebbe stato causato da un difetto di costruzione (una bolla d'aria nel trefolo dovuta al minore quantitativo di calcestruzzo iniettato rispetto al progetto originario) che avrebbe accelerato il processo di corrosione interno insieme a un fattore imprevedibile che si verificò quella mattina: la caduta di un coil di acciaio da oltre tre tonnellate. Per la procura però, il camion precipitò con la bobina ancora legata al rimorchio e non potrebbe essere considerata come causa del crollo.
Tra le altre questioni aperte da affrontare per tutti i tecnici anche quelle dell'analisi dei video. Il giudice ha dunque concesso la proroga e ha anche fissato l'inizio delle udienze per la discussione a partire dall'11 gennaio. Nel corso del primo incidente probatorio era emerso uno stato diffuso di corrosione dei resti del ponte. Con il secondo incidente probatorio si dovranno stabilire le cause vere e proprie che hanno determinato la tragedia. La procura ha indagato 71 persone e le due società Aspi e Spea a vario titolo per falso, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, attentato alla sicurezza dei trasporti.
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