Delitto Cella, la mamma: "Chi ha ucciso mia figlia aveva a che fare con lo studio dove lavorava"
di Matteo Angeli
La signora Silvana a Telenord. "Spero che qualcuno parli. Sono stanca ma non mollo, voglio la verità. Ho vissuto in galera per 25 anni"
Delitto Nada Cella. L'inchiesta prosegue a ritmo serrato. I colpi di scena si susseguono ogni giorno. La mamma della ragazza uccisa quel 6 luglio 1996 assiste a tutto con il giusto distacco consapevole che qualcosa si stia muovendo.
Accusata di aver ucciso Nada è di nuovo Anna Lucia Cecere, oggi una donna di 53 anni residente a Boves, in provincia di Cuneo. Già di nuovo perchè nel registro degli indagati c'era finita all'epoca ma poi stranamente ne era uscita nonostante qualche indizio portasse seriamente a lei.
"Non voglio illudermi - dice Silvana ai microfoni di Telenord - non vorrei prendere l'ennesima delusione. Sono anni che penso e ripenso a tutto, che provo a ricostruire quel periodo alla caccia di un dettaglio. Di sicuro sono certa che chi ha colpito mia figlia aveva a che fare con quello studio dove lavorava, altrimenti le avrebbe dato un colpo in testa una sera che tornava a casa da sola non avrebbe rischiato di andare in quel palazzo con il rischio di farsi vedere. Ne sono certa".
Poi sulle indagini iniziate 25 anni fa e che non hanno mai portato a nulla: "Spesso ho avuto la sensazione che si picchiasse contro un muro di gomma - le sue parole - si arrivava ad un punto e poi si tornava indietro. Quanti errori, quante cose fatte male e quanti misteri. Sono stanca ma non mollo, voglio la verità. Un grazie anche alla criminologa Antonella Delfino Pesce, lei è una guerriera".
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