Liguria, la Regione vara il suo primo piano faunistico venatorio

di Antonella Ginocchio

Piana (Presidente commissione caccia e pesca): "L'attività venatoria è intesa come azione di gestione ambientale"

La Regione Liguria ha varato il suo primo Piano Faunistico venatorio, votato in Consilgio regionale dalla maggioranza di centrodestra e con l’astensione della minoranza giallo rossa.  

La Regione ha acquisito la competenza esclusiva sulla materia in base alla legge 56 del 2014, mentre fino ad oggi alle amministrazioni regionali spettava solo il compito di pianificazione mentre i Piani venivano adottati dalle singole Province.

E’ Alessio Piana (Lega),  presidente della Commissione  Caccia e Pesca a spiegare la “filosofia” dello strumento varato dalla Regione: “L’attività venatoria è intesa come attività di gestione ambientale” .

Piana ha ribadito che il Piano “Tiene conto della valutazione ambientale e strategica”. Ha quindi  evidenziato il lungo lavoro di approfondimento relativo ad  eventuali impatti e ricadute sul territorio, che è stato svolto.

Il Piano Faunistico Venatorio (PFV) è uno strumento unitario a livello regionale e si pone l’obbiettivo di tutelare la fauna selvatica omeoterma, regolamentare il prelievo venatorio e dare gli indirizzi strategici per la gestione del territorio e il miglioramento del suo habitat. Tutto il Territorio agro-silvo-pastorale (TASP) regionale è oggetto della pianificazione e alla protezione della fauna selvatica è riservata una quota di protezione che va dal 20% al 30% del TASP.

Il Piano, che è stato adottato dalla giunta il 7 aprile 2020, si pone in continuità con i precedenti piani provinciali e definisce i confini di 9 Ambiti territoriali di caccia e di 2  Comprensori alpini. Sono definiti anche i confini delle Aziende faunistico venatorie e delle Aziende Agri turistico venatorie.  Sono individuate le aree dove non può essere esercitata l’attività venatoria (fondi chiusi, oasi faunistiche, valichi montani, aree destinate al ripopolamento e alla cattura, aree boscate percorse dal fuoco, fasce di rispetto da immobili  e infrastrutture); le aree per l’appostamento fisso e per l’addestramento dei cani. Il Piano contiene i criteri per la determinazione del risarcimento in favore dei conduttori dei fondi rustici per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni Agricole, i criteri della corresponsione degli incentivi in favore dei proprietari o conduttori dei fondi rustici che si impegnino alla tutela ed al ripristino degli habitat naturali e all'incremento della fauna selvatica. Il Piano inoltre, si pone l’obbiettivo di ridurre le aree maggiormente idonee alla presenza dei cinghiali dove è vietata la caccia e, per ridurre le criticità legate alla presenza di questo ungulato è stato soppresso in 5 casi l’istituto di protezione faunistica.

L’iter della deliberazione è giunto al termine di un lungo percorso partecipativo delle Associazioni venatorie, di Protezione ambientale e delle Organizzazioni professionali agricole ed è approdato in Consiglio regionale dopo aver superato la Valutazione ambientale strategica (Vas) di cui sono state recepite alcune osservazioni.