La confusione politica italiana
di Paolo Lingua
Mario Draghi potrebbe essere presidente del Consiglio o presidente della Repubblica? Ma Giuseppe Conte che cosa ne pensa? E quali potrebbero essere i suoi sostenitori? Per fortuna Mario Draghi è troppo intelligente per cadere nelle trappole mediatiche del cattivo giornalismo e della cattiva politica. Tira su le spalle e passa oltre. E’ troppo intelligente e troppo scafato per cadere in modeste trappole o in polemiche senza alcun fondamento. E poi, in un sistema democratico, quali possono essere i poteri d’un presidente del consiglio?
Il premier in Italia non è Putin e non è neppure alla testa d’uno stato islamico, per non parlare della Cina. E’ un leader condizionato dalle forze che lo sostengono. Mario Monti, un po’ di anni fa, ci ha dato dentro il naso. La situazione politica nel nostro Paese è sempre più confusa. Sono contraddittorie e generiche le notizie che vengono sul fronte dell’economia.
Non si fa che ripetere: digitale, tecnologia, “green economy”, meritocrazia, banda larga, rilancio produttivo delle grandi opere e così via. Ma non emerge un progetto concreto e operativo nei tempi e nelle configurazioni finanziarie e programmatiche. Le stesse contraddizioni coinvolgono i partiti alla vigilia del referendum sul taglio dei parlamentari. Il Pd ne è l’esempio più vistoso. I leader storici e operativi sono spaccati e divisi tra “si” e “no” (una realtà simile all’interno della Lega) e la truppa andrà a sbando nel voto. Una situazione non dissimile all’interno della Lega. Altre incertezze all’interno di Italia Viva e di altri partiti minori.
Ma, con una spaccatura interna del genere, si potrà passare sopra gli esiti delle urne, facendo finta di niente? Appare assai difficile, così come la valutazione sull’esito delle regionali che per Conte non avrà alcuna influenza sulla stato del Governo, comunque vada. Ma se il centrosinistra dovesse perdere il controllo su due o tre regioni come si svolgerà il rapporto futuro tra i partiti che sorreggono il governo? Il centrodestra è dato per certo vincente nelle due regioni che già governa (Liguria e Veneto). Inoltre ha buone chances nelle Marche e, più recentemente, nella Puglia. E’, secondo gli ultimi sondaggi, quasi alle porte in Toscana, storica roccaforte rossa sin dal dopoguerra. E’ ovvio che a quindici giorni dal voto con tutti i partiti quasi privi di iscritti e di organizzazione, il gioco delle previsioni è labile. Soprattutto se si è testa a testa. Ma, al di là delle strategie economiche che sono ancora lontane di parecchi mesi, avrà la sua influenza anche il decollo dell’anno scolastico, ancora in preda a una raffica di decisioni e di scelte strategiche molto confuse e contraddittorie. Per non parlare della recrudescenza del coronavirus che obbliga governo e regioni a provvedimenti restrittivi frutto di una filosofia più severa e obbligatoria ma di fatto impopolare.
Restano contradditorie anche le prospettive per l’economia perché non sono chiari i termini della ripresa – sempre che ci sia – ma non sono riconducibili a scelte concrete. In parole povere: quali sono le strategie produttive? Quali grandi opere di vogliono realizzare oppure recuperare dopo periodi infiniti di blocco? In che prospettiva recuperare i fondi preziosi dell’Europa? E perché si continua a discutere sulle possibilità di recuperare i famosi fondi per la sanità che servirebbero anche per la ripresa della scuola e sui quali si impunta il no dei grillini?
Giuseppe Conte e i suoi ministri enunciano spot ottimistici ma non affrontano praticamente le scelte. Anche se tutti lo negano in realtà si attende l’esito delle elezioni regioni regionali e del referendum? E’ più che probabile, dal momento che nessuno assume reali decisioni, se non nella dimensione di slogan. Allora si potrebbe rischiare di andare al voto politico? E’ anche possibile anche se sono in pochi a volersi misurare nella realtà.
Il vero leit motiv oggi è la debolezza della politica. Difficile, se non a parole, flettere sul serio i muscoli. Eppure chi avesse davvero il coraggio di agire, scegliere e puntare a una concreta ripresa sarebbe davvero un vincitore politico. Il vero vaccino che tutti attendono.
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