Tutte le scommesse sul futuro di Mario Draghi
di Paolo Lingua
L’intervento di Mario Draghi al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione ha provocato, come del resto era più che prevedibile, un fiume in piena di commenti. In linea generale, con le prevedibili eccezioni dei molti esponenti del M5s e dei partitini dell’estrema sinistra, i commenti delle sinistra moderata e di gran parte del centrodestra sono stati più che favorevoli. Un po’ di mutismo e di imbarazzo da parte di Conte e del governo.
Draghi ha sottolineato, con saggia ovvietà, l’importanza d’un investimento sui giovani e sulla scuola. Noi aggiungiamo in termini più drastici che la scuola italiana deve essere più “ricca” sul piano didattico e scientifico e poi, in particolare dall’Università alle specializzazioni, deve essere più selettiva per valorizzare le eccellenze. Anche se il modello degli anni Trenta è, per motivi storici, superato, la logica della “Riforma Gentile” che ha retto sino alla fine degli anni Sessanta era proprio questa.
Il post-sessantottismo in realtà ha aumentato numericamente il numero degli studenti (e questo è stato un bene) ma ha abbassato la qualità. La politica – un po’ tutta – ha imboccato questo binario, come sempre, alla ricerca del consenso, ma il populismo scolastico ha retto sino a un paio d’anni fa. Quando è cominciata la crisi economica siam arrivati alla disoccupazione giovanile e al calo degli iscritti, in particolare all’Università. Questo è il vero senso dell’intervento di Draghi.
L’altro aspetto pratico del ragionamento dell’ex presidente della Bce riguarda l’impiego dei fondi europei che dovrebbero arrivare. Occorre puntare a investimenti che favoriscano la produzione e la ripresa industriale (e anche commerciale e finanziaria, ovviamente) con una attenzione particolare alle grandi opere pubbliche legate ai servizi e alla trasportistica in tutti i settori. E questo è un aspetto che rende ancora fermo, anche nei progetti e nella programmazione, il fragile governo italiano.
Qui il coronavirus non c’entra o c’entra molto poco. In pratica Conte e i suoi ministri debbono fare una scelta operativa delle opere più urgenti e più strategicamente rilevanti, molte delle quali, va ricordato, sono già in fase di decollo o d’inizio di lavori. Certo: non si può fare tutto e nello stesso tempo. Quindi occorre stabilire delle priorità, sorreggendole con argomentazioni robuste e corrette, superando possibili e quasi certe critiche da parte di chi ovviamente sarà messo in posizioni successive nel tempo. Non si può accontentare tutti e subito. Infine, è stato giusto e corretto il giudizio positivo e favorevole di Draghi sul Mes: spicciatevi dunque a utilizzarlo.
Arrivati a questo punto, mentre la maggioranza di governo annaspa sulle scelte di prevenzione del coronavirus e su quelle economiche, con un occhio allarmato sulle elezioni di settembre, tutti i commentatori si sono chiesti che cosa farà Draghi nei prossimi mesi e, soprattutto, quali sono i suoi reali obiettivi. La prima domanda è facile: presidente del consiglio o presidente della repubblica? Sono strategie differenti. Forse, per un Paese come l’Italia, Mario Draghi sarebbe più utile a Palazzo Chigi, ma come sarebbe possibile arrivarci? Ci vorrebbe una crisi politica, elezioni anticipate e la formazione d’una coalizione a lui favorevole più arroccata sul centro che sulle estreme.
Draghi è ben visto da Pd, dai renziani, dai partitini di centro sia della sinistra sia della destra, nonché da Berlusconi. Ha avuto giudizi favorevoli sui temi economici anche dalla Lega e da Fratelli d’Italia, ma rispetto a questi partiti sovranisti e antieuropei Draghi è assai lontano. Scavalcando, come è ovvio, la fantapolitica non è semplice pensare di arrivare allo scioglimento delle Camere in tempi stretti, anche perché sono molti i piccoli partiti che temono di sparire e poi ci sono altri movimenti come i renziani e i grillini che rischiano di perdere la metà, se non due terzi del parlamentari. A questo punto, pensando alla scadenza del 2022, è possibile un appello di massa con voti intrecciati come possibile successore di Sergio Mattarella? Ci sono, anche nella recente storia italiana, casi simili e maggioranze trasversali. Ma siamo ormai nel campo delle illazioni e dei possibili colpi di mano difficili da prevedere nel momento in cui la situazione politica è fragilissima. E le realtà fragili sovente sono le più difficili da scalzare.
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