La candidatura di Sansa, come previsto, spacca il centrosinistra
di Paolo Lingua
Nel novembre del 1978 la setta di fanatici americani “Il Tempio del Popolo” si trasferì in Guatemala nel centroamerica e dietro istanza d’un presunto sacerdote e profeta diede luogo a un suicidio di massa con veleni somministrati anche a bambini. Morirono oltre 900 persone. L’evento, ancor oggi raccapricciante per il contorno che lo circondò e che, per fortuna, portò alla fine della setta, in termini surreali e grotteschi viene in mente dopo la confusione e la contraddizione che ha portato una parte dell’area politica della sinistra in Liguria alla candidatura di Ferruccio Sansa alla presidenza della Regione Liguria. Il “suicidio” riguarda soprattutto il Pd, all’interno del quale sono implose le polemiche della base, considerato che Ferruccio Sansa, sia pure in piena chiarezza e trasparenza e senza alcuna ambiguità, ha svolto per non meno di due decenni dure polemiche e critiche proprio contro il partito e i suoi dirigenti.
Ferruccio Sansa limpidamente non ritratta nulla e sorride al fatto che i vertici del partito massacrato mediaticamente e con la pubblicazione di pamphlet critici ha accetto la sua candidatura in accordo con il M5s e i partitini dell’estrema sinistra. Sansa ha lanciato un suo programma alternativo a quello di Toti e ha anche adombrato alcune prospettive, forse non graditissime al Pd (però ormai disposto a ingoiare qualsiasi proposta, quale, in primo luogo, una revisione del progetto della Gronda. Il che significa che la Gronda sarà una sorta di pallone che ribalzerà da campo a campo e dalla Liguria a Roma per mesi. E si ripeterà una scena del passato che tutti ben conosciamo. Un ennesimo rinvio del progetto della Gronda che , tra l’altro, è rimasto per quasi un anno negli uffici del ministro Paola De Micheli che, di tanto in tanto, ne annunciava un riesame: Ne avremo da chiacchierare al caffè per molti mesi e anche più. Ma sulla candidatura di Sansa si sono aggiunti altri gossip. Sembra che il ministro degli esteri Luigi di Maio e Beppe Grilli non l’abbiamo assolutamente gradita (Grillo, tra l’altro, è da sempre un vicino di casa di Sansa a Sant’Ilario) non ritenendola identificativa del M5s. Nel corso della giornata di oggi, mediatore il “reggente” dei grillini, Vito Crimi, la vicenda si è parzialmente rabberciata, anche perchè ormai non era più possibile tornare indietro. Restano le diatribe in casa del Pd che difficilmente si sopiranno.
Che cosa accadrà? I pochi “colonnelli” ancora faticosamente in campo faranno la campagna elettorale per conto proprio puntando alla rielezione, ben sapendo che a loro toccheranno quasi certamente cinque anni di opposizione. Il problema sarà dopo il 21 settembre capire quali saranno i rapporti di forza tra il Pd e il M5s. Ma ci sarà anche la questione del “terzo incomodo”, ovvero dell’altra lista di sinistra moderata che sarà costituita da Italia Viva e dai partitini della sinistra moderata e liberaldemocratici. L’annuncio ufficiale sarà dato domani a Genova dai vertici dei renziani, come del resto già anticipato da Raffaella Paita. Non si sa ancora se il candidato alla presidenza sarà Aristide Massardo e quale sarà il ruolo affidato alla ex assessore comunale Elisa Serafini. Ci sarà certamente in campo Valter Ferrando, consigliere regionale uscente e poi esponenti dei socialisti (forse l’ex assessore comunale Merella) e della lista “+ Europa” della Bonino. Questa coalizione punta certamente a recuperare anche voti di dissenso, in particolare in casa Pd. Né va dimenticato che la candidatura di Sansa trova certamente molto critico l’ex presidente della Regione Claudio Burlando e altri vecchi dirigenti dimissionari o quasi. Considerato che sul fianco dei grillini c’è anche la scissione di Alice Salvatore, avremo certamente quattro liste schierate nell’atre della sinistra più radicale e di quella più moderata.
E’ indubbio che il centrodestra, salvo soprese o colpi di teatro, ne avrà un vantaggio imprevisto. Dopo il voto è probabile quindi che in casa del Pd si apriranno scontri feroci e voglia di vendette. Ma oltre alla situazione ligure sul banco degli imputati ci sono i vertici nazionali a cominciare dal vicesegretario Andre Orlando, ritenuto uno dei responsabili principali dello stato di caos del partito.
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