Genova, lo stadio che verrà: non solo Ferraris, non solo Cds. Ecco tutti i nomi di chi parla del progetto
di Giampiero Timossi
Uno stadio da ristrutturare o ricostruire e l'ipotesi nuovo impianto: ecco tutti i retroscena sulla situazione stadio (o stadi) a Genova
Che bello è quando lo stadio è pieno di tifosi, idee, progetti, sogni, personaggi, potenziali investitori, inevitabili (grossi) problemi e voglia di affrontarli per risolvere. Tutto questo sta già succedendo a Genova, proprio in questi giorni, con un attivismo iniziato circa sei mesi fa e con una forte accelerazione in atto dalla fine dell’estate, frutto anche dell'arrivo della holding 777 Partners. Così dalle (molte) parole che da decenni si rincorrono si sta finalmente passando ai fatti (concreti). In campo per lo stadio che verrà ci sono molti protagonisti e almeno due scenari. Il più concreto: quello di vedere un nuovo Luigi Ferraris. Il secondo, ipotizzato anche poche settimane fa, rimette sul tavolo delle discussioni progettuale (e lo fa CONCRETAMENTE) la costruzione di un secondo stadio per il calcio. Quest’ultimo è un progetto che potrebbe interessare in particolare a una nuova proprietà della Sampdoria ed è idea del quale l’attivo (e coraggioso) presidente blucerchiato Marco Lanna ha chiacchierato con più di un soggetto istituzionale e in due precise occasioni (nei giorni dell’ultimo Salone Nautico) con almeno un importante gruppo come Cds e il suo amministratore delegato Massimo Moretti. Una ricostruzione fatta da Telenord martedì scorso e capace di riaprire in città la discussione sullo stadio che verrà. Le smentite sono sicuramente rituali e certamente non aiutano a fare un quadro chiaro di quanto potrà accadere. La cosa certa è che anche oggi e ieri autorevoli conferme (a microfoni spenti, ma davanti a più di un testimone) sono arrivate da almeno tre soggetti coinvolti a vario titolo nell’idea-progetto. Altra certezza: l’interesse di Cds c’è, forte della straordinaria forza messa in campo con lo splendido progetto del Waterfront genovese. Loro hanno la forza per fare un nuovo stadio, l’area dove potrebbe sorgere non è facile da individuare, rispolverare un progetto sul mare è solo un’ipotesi. Cds, ma non solo, è certamente un soggetto imprenditoriale che avrebbe la forza di costruire un nuovo e avveniristico stadio, non è l’unico gruppo interessato, ma forse è l’unico che si è già mosso con i primi sondaggi a più livelli, anche con i principali interlocutori delle amministrazioni del Comune di Genova e (per ovvia logica politica) della Regione Liguria. Tutto a fari spenti, almeno questa era la strategia che doveva accompagnare il progetto fino ai primi mesi del 2023.
Seconda ipotesi, la più concreta: ricostruire il Luigi Ferraris. Su questo scenario è possibile oggi fare chiarezza, al di là di certi “no comment” più espliciti di molte dichiarazioni, al di là di arrabbiate precisazioni e smentite. Il Comune di Genova vuole (deve?) vendere lo stadio. Per farlo, senza incorrere in successivi appunti della Corte dei Conti, deve fare periziare il Luigi Ferraris. C’è già una perizia, ma è datata e indica una cifra di circa 20 milioni. Prezzo che, con una nuova perizia, i potenziali acquirenti sperano di veder ulteriormente scendere. Opposte, senza particolari illusioni, sembrano le speranze dell’amministrazione comunale. Non è certo questo il costo più alto da affrontare per chi vuole realizzare a Genova un nuovo (grande) stadio. Per la “ristrutturazione” si dovrà investire una cifra di circa 120 milioni, stima ovviamente che verrà definita in base al progetto. Alcuni investimenti (almeno 50 milioni) sono imprescindibili, prevedono il completamento di alcuni interventi di messa “in sicurezza”, come per esempio l’adeguamento antisismico, solo per citare un (oneroso) esempio. Chi vuole investire? Molti i soggetti interessati. Nessuno probabilmente (certamente?) vuole confermare i contatti, ma tutti quelli che stiamo per citare sono soggetti REALMENTE in campo, già attivi con alcuni contatti almeno informali, anche con i proprietari attuali dello stadio (Comune di Genova) e il naturale regista politico di un’operazione così importante (Regione Liguria).
Anche la politica ha ascoltato a proposito le voci di importanti banche, come Intesa San Paolo, così come Bper. Il progetto può interessare alla “casa madre” Unipol e con un’operazione del genere Bper confermerebbe la sua volontà di radicarsi ancora di più sul territorio ligure e magari di dare anche il nome all'impianto: Arena Bper o Arena Intesa, per fare un paio di esempi. Gli strumenti per realizzare una così importante operazione. Uno già c’è e la Luigi Ferraris, la società che unisce le società d Genoa e Sampdoria e che gestisce la concessione dello stadio. Ma c’è chi già ipotizza una NewCo, che veda coinvolti con differenti quote più società: magari Genoa, Sampdoria, uno o più istituti di credito (Bper-Intesa), costruttori (Cds), magari la grande distribuzione che potrebbe trovare spazi nell’area del nuovo stadio, come accade per l’impianto torinese della Juventus. Perché l’investimento inziale dovrà ovviamente essere ripagato in tempi accettabili con i ricavi che non possono certo derivare solo dalle vendita dei biglietti delle partite di Genoa e Samp. Per questo si è già pensato (e studiato) una possibile copertura del Bisagno, intervento che richiederà la massima attenzione dal punto di vista idrogeologico. Per questo c’è chi pensa a nuovi spazi alle spalle della Gradinata Nord, qualora venissero spostate le fatiscenti carceri di Marassi, ipotesi quest’ultima al momento davvero remota. E c’è già chi ipotizza la regia di un grande architetto come Renzo Piano, perché comunque si andrà a intervenire (drasticamente) su un’opera progettata meno di quarant’anni fa da un altro gigante dell’Architettura, il compianto Vittorio Gregotti. Sarebbe probabile (e per alcuni corretto) che alcune “linee” del progetto di Gregotti rimanessero riconoscibili. Così, quella che sembrava solo un’idea è già un qualcosa di importante, in uno stadio avanzato.
Ricapitolando: tre giorni fa le prime indiscrezioni di Telenord: nella Genova che guarda al futuro c’è voglia di uno stadio che sappia unire tradizione e modernità. Anzi, c’è l’idea che gli stadi possano anche raddoppiare. Ci sono alcuni punti fermi, come la volontà esplicita del Comune di Genova di vendere il Luigi Ferraris. Le prime indiscrezioni arrivavano dai contatti che il presidente della Samp Marco Lanna e l'amministratore delegato di Cds Massimo Moretti hanno avuto negli ultimi tempi. Cds, la cosa è nota, è la società che con il Comune di Genova sta portando avanti il progetto di rigenerazione del Waterfront Levante: gli investimenti nel capoluogo ligure, dunque, potrebbero anche allargarsi all'impiantistica sportiva e lo stadio della Sampdoria è il progetto che potrebbe essere svelato. Cds ha voluto replicare: “Abbiamo letto il Vostro articolo del 18 ottobre u.s. in merito allo stadio e ci teniamo a smentire le indiscrezioni contenute nel citato articolo. Confermiamo gli incontri ed il rapporto cordiale e di stima con il Presidente Lanna”. Prendiamo atto delle conferme (anche) di Cds, degli “incontri” con il presidente della Sampdoria e del rapporto “cordiale” che li unisce. Due indizi fanno una coincidenza, scriveva Agatha Christie, tre - con quello che ribadiamo di aver raccolto - fanno una prova. Prendiamo comunque atto (anche) della vostra smentita. Che però continua a eludere la domanda rivolta a Cds: di cosa avete parlato? Sono dettagli. Che bello è quando lo stadio è pieno di tifosi, idee, progetti, sogni, personaggi, potenziali investitori, inevitabili (grossi) problemi e voglia di affrontarli per risolvere. Alla fine, se tutto procederà nel migliore dei modi, Genova sarà contenta dello stadio che verrà. O degli stadi che nasceranno.
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