Genova, l'archivio Leoni trova casa al Mu.Ma. Bucci: "Patrimonio Storico"

di Redazione

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Tre milioni di foto scattate dal grande fotoreporter genovese Francesco Leoni in mostra da domani su prenotazione. Dal primo dopoguerra agli anni Novanta raccontati per immagini

Genova, l'archivio Leoni trova casa al Mu.Ma. Bucci: "Patrimonio Storico"

Oltre 3 milioni di immagini che raccontano la storia di Genova a partire dal primo dopoguerra fino alla fine degli anni '90.

Un viaggio che parte dall'emigrazione e all'epopea dei grandi transatlantici, ma anche gli anni della guerra e della ricostruzione, il boom economico, gli anni di piombo, fino alle immagini del jet set con le teste coronate, i grandi personaggi del cinema e del teatro, della politica, in visita a Genova, Portofino, e nelle altre località della riviera.

Immagini frutto del lavoro del fotoreporter Francesco Leoni, tra i maggiori esponenti della fotografia giornalistica degli anni '50 e '60, e di altri fotografi che con lui collaborarono nel tempo. L'archivio ritorna a essere fruibile grazie a un progetto scientifico di valorizzazione a cura del Mu.MA, con il contributo della Fondazione Paolo Clerici.

"Questo archivio non rappresenta solo un patrimonio storico della città di Genova - ha spiegato il Sindaco, Marco Bucci - un'eredità da conservare e soprattutto da far conoscere a tutti, una preziosa testimonianza dei tempi passati, che sanno essere più chiari ed eloquenti di mille parole".

L'archivio è stato stato trasferito al museo e aprirà al pubblico da domani su prenotazione. "Grazie alla disponibilità della Regione Liguria e della Fondazione Paolo Clerici - spiega Nicoletta Viziano Presidente del  Mu.MA - un patrimonio fotografico storico per la città è stato salvato e messo a disposizione dei genovesi e turisti prima che venisse dismesso".

"L'Archivio Fotografico Leoni - ha aggiunto Andrea Clavarino, vice presidente della Fondazione Clerici - rappresenta un patrimonio prezioso, legato a Genova e alla sua storia, che la nostra Fondazione ha voluto preservare".

"Questo archivio, oltre ad essere un bene culturale della città - spiegano i figli, Paola e Andrea Leoni - è anche uno strumento di studio per il passaggio dalla fotografia analogica a quella digitale".