Genova, femminicidio di Quinto. Il dossier della famiglia: "Pregiudizio nelle indagini"
di Redazione
La madre dei due fratelli, Antonella Zarri, ha accusato da subito le forze dell'ordine che a suo dire "non sarebbero intervenute in tempo
Le indagini della procura di Genova sull'omicidio di Alice Scagni avrebbero "un pregiudizio difensivo". E' l'accusa lanciata dai familiari della ragazza, accoltellata in strada sotto casa a Quinto dal fratello Alberto il primo maggio, e messa nero su bianco su un documento consegnato nei giorni scorsi al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, che coordina le indagini della squadra mobile.
"C'è un clima ostile, un pregiudizio da parte del consulente del pm nell'escludere responsabilità altrui. Con questi presupposti pare difficile far riconoscere anche solo la seminfermità mentale ad Alberto Scagni", si legge nelle carte depositate dal legale della famiglia, l'avvocato Fabio Anselmo (difensore della famiglia di Stefano Cucchi).
Le accuse si basano anche sulle dichiarazioni del consulente di parte degli Scagni che ha raccontato come "nessuno ha parlato di falle nella risposta alla richiesta di aiuto dei genitori. E in taxi, con il perito del pm, alla mia affermazione che c'erano evidenti ritardi e sottovalutazioni del pericolo, come sottolineato dai genitori, mi è stato risposto che non era vero perché tutti avevano fatto il loro dovere nei tempi giusti".
In queste settimane è in corso la perizia psichiatrica su Alberto. La madre dei due fratelli, Antonella Zarri, ha accusato da subito le forze dell'ordine che a suo dire "non sarebbero intervenute in tempo nonostante le ripetute richieste" e anche il servizio di igiene mentale che avrebbe non avrebbe preso in carico il figlio
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