Gabriella Greison, scienziata genovese bersagliata dagli haters: "Se parlo di fisica con un vestito scollato faccio scandalo, ma siamo nel 2025"
di R.S.
Originaria di Genova, gira l'Italia per i suoi spettacoli divulgativi ed è stata criticata per un abito indossato a una cerimonia
Gabriella Greison, fisica e divulgatrice teatrale originaria di Genova, da anni porta in scena la scienza con passione e originalità. Vive a Milano, ma il suo rifugio è una casa di famiglia in alta Valbisagno, nei pressi di Scoffera, dove scrive libri e prepara i suoi monologhi. In queste ore racconta un episodio sgradevole: è stata vittima di un attacco social per via di un abito scollato indossato durante una cerimonia pubblica.
In un lungo post, Greison ha ricostruito quanto accaduto: “Riepilogo per chi non c’era. Ieri ho fatto un video per raccontare che stavo partendo per fare da madrina alla consegna delle lauree al Teatro di Taormina. Indossavo un abitino estivo e scollato: c’erano 44 gradi. Pare sia stato uno scandalo. E nel video parlavo di libertà, scelte, coraggio e futuro. Non di saldi estivi da Zara.”
La fisica ha risposto alle critiche con tono ironico e deciso: “Con che probabilità non mi ero accorta di quel vestito? Spoiler: 0%. Quando mi hanno invitata alla cerimonia di laurea più bella d’Italia, mica mi hanno detto ‘porta anche un moralista anni ’50 in borsetta’. Io ho portato la mia voce, il mio cervello e un discorso capace di tenere incollati tutti. E sono partita con un vestitino verde che metteva allegria. A me, e a chi avevo intorno.”
Greison non ci sta a farsi ridurre a un’apparenza, specie quando si tratta di divulgazione scientifica: “Siamo nel 2025. Il mondo brucia, i ghiacciai si sciolgono, l’intelligenza artificiale ci legge nel pensiero… e a voi sconvolge una donna che parla di scienza con un bel décolleté? Davvero? Quello che vi ha turbato non è il vestito. È che una donna possa parlare di fisica quantistica senza citare un uomo, senza chiedere il permesso. Che possa spiegare Schrödinger, e intanto avere le tette. Ops.”
Poi lancia una riflessione provocatoria: “Non c’è un dress code per la dignità. Se cercate la decenza in un centimetro di stoffa invece che nelle parole, vi consiglio un esperimento: usate il cervello e posizionatevi nell’anno in corso. Le battaglie fatte da chi ci ha precedute non sono state vane. Fa caldo, ma il cervello funziona ancora.”
E aggiunge: “Ieri migliaia di ragazze si sono laureate. Come erano vestite? Dobbiamo dedurre che per loro la carriera scientifica sia preclusa? A fine discorso, decine di loro mi hanno chiesto selfie. A voi che fate i moralisti, succede?”
Il racconto prosegue con un pizzico di sarcasmo: “Ah, e tranquilli: l’abito della cerimonia era ancora più scollato di quello del viaggio. Ma domanda: chi ha fatto quei commenti — dicendo anche di leggere i miei libri — con chi pensava di avere a che fare?”
Greison ricorda altri momenti della sua carriera: “All’inaugurazione dell’anno scolastico al Politecnico di Torino, tutti hanno pianto e riso durante il mio discorso. E indossavo un tailleur con la canottiera cortissima. Lo stomaco scoperto, il cuore in piena vista. Anni fa, a Padova, nell’aula magna dove insegnava Galileo, sono salita in piedi sulla cattedra per parlare ai ragazzi. Con chi pensavate di avere a che fare, quando avete letto Ucciderò il gatto di Schrödinger?”
Il suo messaggio finale è chiaro: “Nel 2025 una donna può essere bella, parlare di fisica quantistica, emozionare una platea e scegliere da sola cosa indossare. Sì, anche se è scollato. Sì, anche se vi distrae. Si chiama shock culturale. E ora, beccatevi come sono salita sul palco: vestitino rosso lungo, bretelline sottili, schiena nuda. Scollatissimo. Ma con il pensiero in ordine. E vestita come mi pare.”
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