Fondazione Garrone: Genova con tanti problemi, ma può crescere
di Redazione
I risultati di una ricerca. Per volare servono infrastrutture, implementare il piano urbanistico, recuperare il centro storico, auentare la vocazione turistica e rafforzare l'asse con Milano e Torino
Una ricerca della Fondazione Edoardo Garrone sui bisogni e le prospettive della città ha messo in luce le criticità ma anche le potenzialità di Genova. I risultati sono stati presentati oggi a Palazzo Ducale nel corso dell’evento “Tracce per la Genova del futuro”, occasione di dialogo e confronto sulle opportunità – economiche, culturali e sociali.
La bella addormentata nel porto”: questa è, per molti, l’immagine simbolica più rappresentativa di Genova. Una città di straordinaria bellezza, fortemente identificata con il suo Porto e ricca di risorse compresse e nascoste, che aspettano solo di essere espresse e valorizzate in un progetto condiviso di rilancio.
“Genova è impressa nel nostro DNA, fa parte della nostra storia famigliare e imprenditoriale e vogliamo far parte del suo futuro. Per questo abbiamo sentito l’esigenza di immergerci ancora più profondamente nella sua realtà, per comprenderne appieno complessità, sfaccettature ed energie – ha commentato Alessandro Garrone, presidente di Fondazione Edoardo Garrone, introducendo i lavori. – Abbiamo acquisito una rinnovata consapevolezza, che ci deriva dall’aver ascoltato protagonisti e testimoni privilegiati ma, soprattutto, dall’aver sondato a fondo percezioni, desideri e aspettative dei cittadini. A partire dai preziosi stimoli che abbiamo raccolto, siamo pronti anche a riorientare la nostra progettualità e a condividere risorse, competenze e informazioni con tutti i soggetti che, a vario titolo, vorranno partecipare alla concretizzazione di un disegno corale di sviluppo e rinascita della nostra città”.
Attraverso 23 interviste in profondità a opinion leader e 805 interviste telefoniche a un campione rappresentativo di cittadini genovesi - condotte da Yoodata con il coordinamento scientifico del sociologo Alessandro Amadori - sono stati individuati dieci “cantieri” per la Genova del futuro.
Isolamento geografico, limitatezza spaziale, frammentazione in quartieri isolati, carenza e obsolescenza infrastrutturali, depauperamento demografico e invecchiamento della popolazione, deindustrializzazione, lentezza decisionale, cultura corporativistica e incapacità di “fare sistema” si confermano le principali problematiche da affrontare.
A fronte di queste storiche criticità, dalla ricerca emerge altrettanto chiaramente che Genova possiede importanti punti di forza, che, opportunamente messi a sistema, potrebbero diventare un formidabile motore di sviluppo: una solida cultura industriale e del “saper fare”, condizioni ambientali e climatiche particolarmente favorevoli, una rinomata attrattività paesaggistica, artistica e culturale, una qualità della vita alta e costantemente in crescita, un’elevata concentrazione di saperi.
Due questioni sono percepite come particolarmente urgenti: risolvere i nodi infrastrutturali e implementare un grande piano urbanistico per sviluppare ulteriormente il porto, recuperare il centro storico, valorizzare l’area della Fiera, integrare meglio l’intera area metropolitana e l’entroterra. Seguono poi alcuni assi di sviluppo prioritari, molto in linea con la visione della città offerta dai genovesi stessi: la vocazione turistica; la blue economy, intesa non solo come “economia del mare”, ma anche come laboratorio di sostenibilità e innovazione; il posizionamento come capitale europea della salute e del benessere per l’infanzia; la ricostituzione dell’asse con Milano e Torino, in una sorta di “Triangolo 2.0” tra Smart Cities; il potenziamento della rete di ascolto e di servizi sociali sul territorio; gli investimenti mirati per attrarre giovani talenti; la messa in rete di saperi e competenze, puntando ad esempio sull’eccellenza dell’Istituto Italiano di Tecnologia (ITT) e il rinnovamento dell’Università di Genova.
Meno urgente sul breve-medio periodo, ma con una funzione strategica su un arco temporale più ampio, è considerata la silver economy, concreta opportunità di sviluppo economico e di posizionamento strategico nel panorama europeo.
“La strategia di città che abbiamo impostato 5 anni fa porta Genova finalmente a crescere e non più a gestire il declino - dice il sindaco di Genova, Marco Bucci -. Questo cambiamento negli ultimi quattro anni mi rende molto orgoglioso perché vuol dire che tutti quanti a Genova hanno capito che possiamo crescere. L'amministrazione che non prende decisioni è un problema enorme, noi abbiamo sempre dimostrato che prendiamo decisioni. Il disegno della Genova del futuro è iniziato. In città ci sono cantieri aperti e tanti altri apriranno nei prossimi mesi. Nei futuri cinque anni avremo 8 miliardi di euro da spendere in città: una vera e propria rivoluzione attende Genova. Noi abbiamo una visione di città, una strategia e un piano operativo indispensabili per fare questa rivoluzione. Ovviamente è un lavoro che va fatto rimboccandosi le maniche, tutti insieme. Solo così, facendo squadra, potremo traguardare un domani davvero migliore e portare a casa risultati tangibili per noi e per i nostri figli”.
Imprese, terzo settore, ricerca e formazione sono strategici per la realizzazione di un progetto di rilancio partecipato e condiviso. Diversi punti di vista sono stati messi a confronto nella tavola rotonda conclusiva, con Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Liguria e past president di Confindustria Genova, Federico Delfino, Rettore dell’Università degli Studi di Genova, e Carola Carazzone, Segretario generale di ASSIFERO (Associazione Italiana Fondazioni ed Enti Filantropici).
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