Ex Ilva, Urso: "Interesse di grande industria del Canada". Gozzi: "Sciogliere prima i nodi delle quote di Co2 e delle emissioni"

di Redazione

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Anche altre imprese hanno chiesto di visitare gli impianti, ma il dirigente confindustriale traccia un quadro chiaro di priorità

Ex Ilva, Urso: "Interesse di grande industria del Canada". Gozzi: "Sciogliere prima i nodi delle quote di Co2 e delle emissioni"

"Ci sono altri soggetti industriali che hanno chiesto anch'essi di visitare gli impianti di quella che era l'ex Ilva. Oltre ai tre soggetti che lo hanno fatto nelle ultime settimane, in questo caso è un'impresa canadese, uno dei grandi paesi del G7". Lo afferma il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a margine dell'assemblea di Unioncamere.

"Vi sono anche altre imprese, magari di minore dimensione, che hanno chiesto di visitare gli impianti per fare eventualmente, anch'essi, nell'ambito della procedura, delle proposte di politica industriale e finanziaria che sia confacente al piano che dobbiamo realizzare", aggiunge.

 Sul punto interviene Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e special advisor Confindustria su Autonomia strategica europea, Piano Mattei e competitività: "Prima ci sono due nodi strutturali da risolvere: l'assegnazione delle quote gratuite di emissione di Co2 e le percentuali di idrogeno per far funzionare gli impianti Dri. Sono entrambi nodi europei, senza la soluzione dei quali secondo me il piano industriale non si può fare. Saranno gli elementi che chiunque dovrà affrontare nel momento in cui decidesse di fare un investimento sull'Ilva di Taranto".

"Il primo nodo - spiega Gozzi - è che bisogna sapere se verrà confermata la regola secondo cui al 2030 gli altiforni europei non avranno più quote gratuite di emissione di Co2. Perché questo significherà che non esisteranno più altiforni a Taranto, quindi non si potrà rimettere a posto l'altoforno 5 che costa 650 milioni, perché non ha senso finire lavori così costosi nel 2028 e nel 2032 chiudere perché non si hanno quote gratuite di Co2". Il secondo nodo riguarda gli impianti Dri, quelli che consentono di fare l'acciaio liquido con il forno elettrici. "C'è una lettera della Vestager (il commissario europeo per la concorrenza, ndr) abbastanza incredibile, perché rivolta soltanto all'Italia, che, mentre prima si prevedeva di poter utilizzare nel Dri fino al 10% di idrogeno miscelato al gas, dice che bisogna mettere il 40% di idrogeno nei primi tre anni e il 70% a partire dal quarto. Facendo un po' di calcoli, secondo me non c'è in questo momento in tutta Europa, non in Italia, una produzione che consenta di coprire questo fabbisogno".