Genova: una notte con la squadra covid della polizia

di Michele Varì

Viaggio nella movida fra i controlli anticontagi e gli antri oscuri delle chupiterie di San Donato. Ecco la via Canneto spenta dalla polizia locale

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Pochi non ce l'hanno, qualcuno non la indossa, quasi tutti la portano in modo corretto. Ore  due di notte, via San Bernardo, cuore della movida del centro storico di Genova, i poliziotti della neonata squadra covid formano un barriera per filtrare la fiumana di giovani in transito fra un bar e chupiterie. Un lavoro elastico e complicato perché quando si beve un drink o si fuma una sigaretta non è obbligatorio   indossare la mascherina. 
I controlli sono stati richiesti dal prefetto di Genova Perrotta in seguito all'ordinanza impartita dalla Regione Liguria subito dopo le elezioni che designa l'area del centro storico una sorta di zona rossa dei contagi. Il cluster dei bengalesi, ma non solo. Al summit in prefettura hanno preso parte tutte le forze di polizia. Stanotte nei vicoli tocca agli agenti delle volanti.

I ragazzi della movida accettano apparentemente rassegnati ai controlli. Il diktat di questa prima notte non poteva che essere tolleranza: non viene elevata nessuna multa, i pochi che non ce l'hanno vengono invitati a munirsi di una mascherina.

Gli agenti identificano a campione alcuni ragazzi: i controlli dei documenti, verifiche di rito per accertare se hanno pendenze penali. Tutto fila liscio. I ragazzi abbozzano un sorriso e quando le divise si allontano alcuni abbassano la mascherina. Come a respirare. 
La movida dell'era covid epperò appare meno vivace, falsa, diradata: la parte alta di via Canneto il Lungo è spenta, silenziosa, per la felcità del Comitato delle uova, abitanti che contro gli avventori molesti resistono appunto lanciando uova. E' l'effetto dei due bar chiusi dal sindaco per il troppo rumore e gli alcolici serviti ai minori. Resiste un bar nella parte bassa. In via Chiabrera e anche in piazza delle Erbe solito afflusso ordinato di ragazzi e di diversamente giovani,  ma ai tavoli nessuna ressa dei tempi d'oro.

L'ordine regna anche dietro il lungo bancone di legno del mitico Bar Moretti di via San Bernardo dove l'afflusso è regolato da un vigilantes che presidia la porta: il locale tornato alla moda perché fra i set fissi del serial di Sky Petra (qui lavora un ex marito della protagonista Cortellesi) offre anche in dono una mascherina a chi ne è sprovvisto. 
Nei vicoli spuntano ragazzi, e ragazze, inginocchiate: per vomitare. Qualcuno fa pipì sui muri e si infuria quando vede la telecamera.

Nella suggestiva piazzetta San Cosimo altro locale dove regna la calma. Il titolare di origini indiane racconta degli sforzi per riaprire in sicurezza. Ai tavoli dentro e fuori avventori che chiacchierano, a voce bassa.
Lo scenario e si accende in via San Donato, zona Erbe ma di fatto un enclave, la strada delle chupiterie ad un euro, o anche a 50 centesimi. Buchi di pochi metri quadrati che da fuori sembrano bordelli, con il bodyguard fisso sull'uscio e presidiati da bande di ragazzotti dallo sguardo sempre vigile, migranti di colore e magrebini. Spacciatori e all'occasione rapinatori: stanno lì per lavoro, per inquadrare i clienti, clienti che possono diventare le vittime preferite e più facili che poi sono i ragazzi si addentrano nelle chupiterie per imbottirsi di super alcolici.

Per i locali della movida sana sono questi i locali da tartassare e chiudere, non le birrerie e i bar. In via San Donato, dove anni fa c'è stato anche un omicidio fra pusher, la tensione è palpabile, ragazzi seduti a terra. Liti continue, risse, qui la telecamera non è ben vista. "Non voglio essere inquadrato" ringhia qualcuno minaccioso, e non tutti si calmano quando gli diciamo che siamo giornalisti e all'aperto possiamo filmare. L'ingresso con la telecamera, previa autorizzazione, dentro le viscere di Boss, chupiteria e cocktail zeppa di giovani invece è un viaggio in un mondo diverso fuori dal tempo. "Come facciamo a sapere se sono minorenni? - spiega un bengalese da dietro il bancone - Chiediamo i documenti a tutti, e chi non ce l'ha non entra, assicurano. Unico obbligo: non inquadrate i nostri menù, "sennò poi ce li copiano".