Chekos' Art, la libertà del colore (e di vita) per Genova Hip Hop Festival
di Giulia Cassini
Con il progetto Walk The Line l'inaugurazione dell'opera sabato 11 gennaio dal pilone 134 della Sopraelevata
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Continuano i lavori per il Genova Hip Hop Festival che abbraccia tutte le arti. In particolare sabato 11 gennaio sarà la volta della giornata dedicata alla street art con l'inaugurazione a partire dalle 15 con accesso libero sul pilone 134 della Sopraelevata. Verrà così svelato il lavoro firmato da Chekos’Art, di cui tanto si parla in questi giorni.
L’opera, ispirata ai temi di aggregazione e solidarietà diffusi dalla Comunità di San Benedetto al Porto, verrà completata in queste ore per poi essere offerta alla città durante l’evento, con musica e dj-set. L’appuntamento è organizzato in collaborazione con Walk The Line, collettivo genovese di rigenerazione urbana attraverso opere di street art.
Un lavoro che ammanta e dà valore ad un'altra zona della Sopraelevata genovese grossomodo "vista Bigo" e strada dall'altro lato, quindi uno dei punti più trafficati a cui tutti accedono passeggiando per arrivare al Porto Antico. Il messaggio non è scontato e già sta rimbalzando sui social: "Restiamo umani" a simboleggiare l'antirazzismo e la multietnicità come valore aggiunto e non come fattore di tensione sociale.
Libertà di espressione, pura arte e positività, con i dettami della vita vera in primo piano si fondono nel progetto che vede la massima visibilità in questi giorni per il Genova Hip Hop Festival, ma che parte da lontano, cioè da Walk The Line. Un modo di vedere la città con altri occhi, restituendo bellezza capitanato da Andrea Pioggia ed Emanuela Caronti, per citare due degli elementi fondamentali del team.
"Stiamo realizzando un sogno, quella che alcuni definirebbero utopia -spiega Andrea Pioggia mentre assiste ai lavori sul pilone nella mattinata del 9 gennaio- Walk The Line quando sarà terminato coivolgerà con la street art ben 100 piloni e diventerà la più grande galleria di arte pubblica in essere snodandosi su ben 3 chilometri".
Un progetto ambizioso che mira a puntare il dito contro i conflitti, i problemi, il disagio sociale tramite un linguagguo universale e ad alto tasso partecipativo come è appunto la street art. Il lavoro di Chekos' Art che sta prendendo le sembianze definitive dimostra una particolare essenza contenutistica, in un gioco di suggestioni che dall'innocenza di una bambina lancia un grido disperato di speranza. Le linee con cui è tratteggiato nel minimo dettaglio il lavoro, godibile sia da vicino sia da lontano con una visione d'insieme, restituiscono quella fisionomia particolarissima dei soggetti tipica di Chekos' Art, che lo ha fatto diventare un punto di riferimento nell'arte comtemporanea. La sua è una visionarietà naturale e dinamica che riesce a rendere in primo piano le energie e le tensioni della materia procedendo per sottrazione quando il messaggio lo richiede, ma lasciando fuoriuscire dal reale la componente onirica. Evidente la vena performativa dell'artista anche con le bombolette spry alla mano, quale strumento insieme alla pittura, con cui rapportarsi tramite il proprio corpo. Si uniscono così in una combinazione unica gestualità, figurazione e l'amore smisurato per il colore.
"Ritraggo spesso i figli di amici- dice mentre sta lavorando Chekos' Art-come questa bambina che è stata adottata e ha una storia particolare alle spalle. Sono riuscito a riprenderla mentre disegnava fuori dalla porta del mio studio dove c'è uno spazio appositamente lasciato alla kids art con i gessetti colorati per riempire il muro con la fantasia e la creatività. Ebbene il mio ultimo progetto, che si chiama 167/B Street , funziona perché parte dal reale, dal vissuto. Portiamo l'arte nelle scuole, nelle carceri cercando di costruire il possibile con le nostre forze, collegando le persone, creando messaggi di coesione sociale e di valorizzazione delle differenze. Credo che sia fondamentale in un'epoca come la nostra interamente dominata dalla rivalità, dalle incomprensioni e dalle guerre".
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