Caro carburanti, congelato lo sciopero dei benzinai

di Redazione

Avviate trattative tra Governo e sindacati; i distributori puntano il dito contro le speculazioni delle compagnie petrolifere

Il rischio di uno sciopero generale dei benzinai nelle giornate del 25 e 26 Gennaio e una più attenta riesamina dei reali fattori che determinano l'oscillazione dei prezzi, hanno spinto la premier a riconsiderare le accuse dei giorni passati. Dopo un incontro preliminare, tenutosi oggi tra i delegati Faib - associazione benzinai di Confesercenti - e rappresentanti del governo, sembra che le parti abbiano optato per il dialogo, inaugurando un tavolo di trattativa sulla querelle dei prezzi. Un nuovo incontro ufficiale è stato convocato per martedì. L'obiettivo sarebbe di trovare un compromesso che tuteli l'accessibilità dei carburanti senza dover limare troppo le accise; per il Governo, al momento, i tagli sarebbero possibili solo a fronte di un aumento dell'Iva.

I benzinai però ne hanno abbastanza. La categoria non si limita a dimostrare la propria estraneità alle oscillazioni del raffinato, ma vuole mettere in chiaro che la speculazione reale è quella di gioco-mercato protratta dalle compagnie fornitrici.

«Non concludi niente con gli scioperi - spiega a Telenord Giancarlo Capogreco, titolare del distributore Eni di via Perlasca, a Bolzaneto - Io lavoro sempre meno, il traffico pesante costituisce circa metà dell'introito ma il margine del distributore è minimo. Il nostro profitto medio è di circa 2 centesimi al litro sul self-service, e 4 sul servito. Abbiamo un margine di discrezione del 5x1000 sul prezzo self, e del 15 sul servito, ma non cambia molto le cose. Inoltre, le spese sui consumi sono elevatissime: mi sono arrivate bollette mensili di oltre 5000 euro solo per l'energia elettrica».

«I furbetti ci sono, ma si tratta di una parte minima dei benzinai - rincara un altro lavoratore del settore, che distribuisce per IP - Il prezzo non lo facciamo noi: lo stabilisce la compagnia in base al mercato e ai prezzi della concorrenza. Siamo totalmente soggetti a quello che viene definito il "prezzo consigliato". A dimostrazione di questo, il fatto che, quando è stata sospesa l'accisa, i prezzi sono schizzati alle stelle. Tanto a rimetterci, assieme a chi compra, siamo noi: negli anni '80 e '90 si guadagnava di più, rispetto ad allora abbiamo perso il 20-25% di utile».