Canale di Suez bloccato, Federlogistica lancia l'allarme sui porti italiani

di Edoardo Cozza

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Il presidente Merlo: "Se il vento è la causa dell'incagliamento, si rifletta sui cambiamenti climatici e sull'impreparazione nel nostro Paese"

Canale di Suez bloccato, Federlogistica lancia l'allarme sui porti italiani

La vicenda della Ever Given, la nave portacontainer che si è incagliata e sta bloccando il Canale di Suez, fa scattare due allarmi. A lanciarli è Federlogistica che, da un lato, sottolinea l’importanza strategica del trasporto marittimo e della blue economy nel suo complesso; dall’altro mette in evidenza l’estrema fragilità e vulnerabilità del sistema dei trasporti marittimi e in particolare di infrastrutture strategiche come il Canale di Suez, ma anche i grandi porti (quelli italiani in primis) di fronte ai rischi posti in essere dai cambiamenti climatici e da eventi meteo che ormai non possono più essere qualificati come straordinari.

“Se è vero che la causa che ha spinto una delle più grandi navi del mondo a ruotare su se stessa e a incagliarsi nelle sponde sabbiose del canale, sarebbe stata una tempesta di sabbia e quindi il forte vento – afferma il presidente di Federlogistica Luigi Merlo – è urgente porsi interrogativi anche relativi alla fragilità dei porti italiani, oggi del tutto impreparati e non attrezzati ad affrontare episodi che saranno generati da condizioni meteo sempre più estreme”.

Federlogistica, in collaborazione con Enea sta combattendo da tempo una battaglia su questo tema, dimostrando con studi e proposte l’esistenza di una vera emergenza.
“Sappiamo di poter contare nei ministri Cingolani e Giovannini – prosegue Merlo – su interlocutori attenti e competenti per poter predisporre adeguati action plans, ma occorre un impegno consapevole di tutto il Governo anche per affrontare brusche mutazioni nei possibili scenari geopolitici, facilmente ipotizzando che quanto accaduto nel Canale di Suez sarà utilizzato in particolare da Cina e Russia per promuovere la Rotta Artica”.

“Una scelta molto pericolosa dal punto di vista della sostenibilità ambientale – conclude Merlo – ma altrettanto pericolosa perché da un lato tenderebbe a isolare il Mediterraneo, dall’altro favorirebbe ulteriormente le ambizioni della Cina di controllo monopolista sui traffici e quindi sull’interscambio mondiale via mare”.