Ministero della transizione ecologica, Federlogistica: "Solo se darà vero impulso"
di Marco Innocenti
"Non sia veicolo del solito ambientalismo da ostruzione che ha bloccato ogni forma di sviluppo nel nostro paese"
Un ministero della transizione ecologica? Ben venga se sarà impulso allo sviluppo verso un'economia green. E' questa la posizione di Federlogistica di fronte all’idea scaturita in queste ore dalle consultazioni per il nuovo Governo. Secondo il presidente Luigi Merlo, infatti, l'accordo su questo punto potrà arrivare solo "se si tratta di creare un ministero in grado di attivare il recovery fund, di intervenire ad esempio con forza sul tema dell’effetto del cambiamento climatico sul mare e sulle infrastrutture portuali, sul rinnovo della flotta navale proiettandosi verso lng e idrogeno e di quella camionistica, su un potenziamento delle ferrovie e quindi della cura del ferro lanciando il nostro Paese verso il futuro”.
“Guai seri invece – sottolinea Merlo – se dietro questa nuova centrale operativa, destinata a unificare le competenze del Ministero dell’Ambiente, dei Trasporti, delle Attività Produttive e quindi strutture tecniche ministeriali che spesso in questi anni si sono contrapposte senza trovare un punto di intesa, si desse ulteriore vigore a quell’ambientalismo di “ostruzione”, che non ha garantito serie politiche ambientali e che nello stesso tempo ha bloccato ogni forma di sviluppo e di adeguamento infrastrutturale del nostro Paese. Se si tratterà di un Ministero burocratico e orientato solo a bloccare si porrebbe un enorme problema per il Paese”.
“Siamo sicuri – conclude Merlo - che il Presidente Draghi se assumerà tale decisione individuerà un Ministro e una struttura tecnica di altissimo profilo, capaci di affrontare questi temi con visione, competenza, privi di pregiudizi sui temi dello sviluppo. Ben sapendo in partenza che il sistema dei ministeri “per obiettivi” rispetto ai tradizionali dicasteri, cosa che Federlogistica auspica da tempo, potrebbe rendere indispensabile un serio ripensamento della riforma Bassanini e sdoganare da subito, come accaduto recentemente in Francia, il Ministero dello sviluppo e della tutela del mare”.
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