Violenza sulle donne, nasce a Genova l'associazione Martina Rossi
di Giorgia Fabiocchi
È stata promossa dai genitori della ragazza morta a Palma di Majorca fuggendo a un tentativo di stupro
È nata in un sabato novembrino, di cielo nuvoloso e temperature in calo, l'associazione di promozione sociale che prende il nome di Martina Rossi, la ragazza genovese morta undici anni fa a Palma di Majorca fuggendo a un tentativo di stupro. Il simbolo che ricordo Martina è un fenicottero rosa, parte di un disegno realizzato dalla stessa studentessa. Martina Rossi precipitò la notte del 3 agosto 2011 da un balcone di un hotel scappando all'aggressione fisica e a sfondo sessuale degli aretini Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, come confermato dalla Corte di Cassazione dopo anni di battaglia familiare. L'associazione è stata lanciata dai genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdo, con un convegno al Cap di Genova a cui hanno partecipato magistrati, avvocati, associazioni, centri antiviolenza.
"L'obiettivo è che che la morte di Martina possa essere di aiuto per qualcun altro - dice il papà Bruno - da un punto di vista giuridico ma anche psicologico ed economico perché non tutti possono affrontare dieci anni di processi come abbiamo fatto noi". L'associazione funzionerà come uno sportello di assistenza grazie a una rete di soggetti che ha portato analisi, idee e proposte. Sono intervenuti magistrati (fra gli altri gli ex procuratori Francesco Cozzi e Michele Di Lecce), poliziotti e rappresentanti di associazioni e collettivi. Il procuratore aggiunto Ranieri Miniati ha rimarcato che "in provincia di Genova le denunce per i reati collegati alla violenza di genere sono cresciute da 600-700 del 2018 fino a 900 nel 2021. Potrebbe sembrare un dato negativo ma ci auguriamo che sia il segnale di un cambio culturale che fa emergere reati un tempo chiusi dentro le case".
Per il direttore del pronto soccorso del Galliera Paolo Cremonesi "servono più posti nelle case protette. C'è un'assistenza psicologica per vittime di violenza ma il percorso deve continuare anche fuori". Ariela Giacometti, del collettivo femminista 'Non una di meno', ricorda che "troppo spesso si parla di violenza di genere come un fenomeno di devianza ma questo è sbagliato. Secondo noi la violenza di genere è una manifestazione dei rapporti storicamente diseguali tra i sessi come dice anche la convenzione di Istambul. La società è incentrata su una disparità e questo porta alla violenza di genere".
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