Violenza in carcere, un altro agente di polizia aggredito a Sanremo
di Filippo Serio
E' accaduta nella struttura di Valle Armea: l'agente già una volta era stato colpito violentemente
Ancora un caso di violenza nei carceri della Liguria. Questa volta è accaduto nella struttura di Valle Armea, a Sanremo, dove nella giornata di ieri un detenuto ha aggredito un agente di polizia, già colpito cinque mesi fa.
L'accaduto - Lo denuncia il sindacato SAPPE Liguria: “Le intemperanze e le violenze sono cominciate dopo che l’uomo pretendeva di avere delle sigarette da altro ristretto. Ed è assurda e inconcepibile la violenza con cui si è scagliato contro il nostro collega, a cui va tutta la solidarietà del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, poi inviato in ospedale per le accuse del caso”, afferma il segretario Vincenzo Tristaino - che continua: “Trovo profondamente ipocrita e vergognoso che vi sia chi sfrutti il dramma delle carceri per chiedere indulti o amnistie utili a fronteggiare il sovraffollamento dei penitenziari. Sì, ci manca solo che diamo un premio ai violenti che incendiano le carceri, aggrediscono poliziotti e creano situazioni di vero pericolo per se stessi e per tutti gli altri. Non è aprendo le porte delle celle e far uscire i detenuti la soluzione del problema. Serve invece la certezza della pena perché la verità è che la situazione penitenziaria resta allarmante e le violenze folli degli irresponsabili che le commettono sono gravi e inaccettabil!”.
Misure- Solidarietà alla Polizia Penitenziaria di Sanremo e della Liguria arriva anche da Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Per avere un carcere sempre più sicuro occorrerà pensare ad un insieme di misure e strategie che rendano la vita dei detenuti sicura, quella degli Agenti meno problematica e quella della macchina meno complessa e più efficace. Va bene la tutela dei diritti, ma si parta da quelli dei poliziotti, delle persone per bene e degli stessi detenuti che scontano la pena senza macchiarsi di nuovi crimini e reati. Ogni giorno nelle carceri italiane succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. Eventuali amnistie, indulti e condoni servono a poco se poi non seguono riforme strutturali: ed è dunque del tutto ipocrita invocare soluzioni del genere per fare fronte ad un problema reale che vede coinvolti in primis gli appartenenti al Corpo”, conclude Capece. “Piuttosto, servirebbe un potenziamento nell’ambito dell’area penale esterna, con contestale nuovo contesto ed impiego operativo del personale di Polizia Penitenziaria, per coloro i quali si trovano nelle condizioni previste dalle leggi. Ma, parimenti, i violenti devono essere destinati ad un regime penitenziario più rigido e severo”.
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