Vigilia di tensione e di speranza per la demolizione di ponte Morandi
di Paolo Lingua
Il punto di Paolo Lingua
Vigilia di tensione in attesa del conto alla rovescia che conduca alla distruzione di quello che ormai “fu” il ponte Morandi. Le cariche di dinamite dovrebbero deflagrare domattina alle 9 e in pochi secondi abbattere le pile 10 e 11 della parte est del viadotto, trascinando a terra anche gli ultimi soppalcati. Sappiamo, in linea di massima, che ci saranno cascate d’acqua per limitare al massimo la diffusione delle polveri e limitare qualsiasi effetto negativo della pioggia di rottami. Il momento della distruzione, come sempre avviene, assume due significati che vanno al di là dei facili simboli. C’è la stretta al cuore per la scomparsa d’una struttura che è stata persino il simbolo grafico d’un territorio come la Val Polcevera e, nello stesso tempo, un grande respiro di speranza nella prospettiva d’una rapida ricostruzione della struttura come insistono ad affermare da settimane le istituzioni e le imprese coinvolte nell’opera. Inoltre c’è, diffusa nell’opinione pubblica, un’altra speranza ovvero che un disastro come quello del 14 agosto dell’anno scorso non possa più ripetersi, anche per l’assurdità d’una vicenda le cui cause non sono ancora del tutto chiare, perché sono in corso complesse perizie da parte della magistratura. Domani sarà dunque una giornata – clou, di quelle che non si dimenticano mai, sia che si abbia un ruolo di testimoni diretti dell’evento, sia come semplici cittadini che la vivono direttamente e indirettamente. Sarà difficile, se non impossibile, dimenticare le immagini dell’esplosione e del crollo di quel che resta della sventurata struttura. Al di là di quanto concerne le aree dove saranno allontanati gli abitanti a rischio e di tutti coloro che saranno coinvolti direttamente o indirettamente nelle operazioni tutta la città, in qualche modo, sarà indirettamente bloccata e condizionata. Sarà davvero un giorno di stop assoluto per tanti attività e un giorno nel quale sarà difficile vivere non solo il lavoro ma anche possibili evasioni o momenti di riposo. Saremo coinvolti in una tensione collettiva dove, come si è già accennato, molte emozioni si concentreranno. E questo varrà sia per i cittadini più lontani dal punto dell’esplosione, sia per quelli che saranno per residenza o luoghi di lavoro più vicini. Un discorso a parte riguarderà i cosiddetti “sfollati” per necessità i quali sperano di poter tornare nelle loro case prima di sera, quando tutte le conseguenze e trascorreranno molte ore in grande tensione e preoccupazione. Sarà un’altra giornata nella quale riemergerà a distanza di meno di un anno il doloroso “vulnus” sofferto da Genova, sia sul piano umano e personale, sia su quello più generale del danno economico e soprattutto di immagine di una popolazione e di un territorio. Vale la pena, senza alcun intento retorico, ricordare in queste ore frenetiche di vigilia, come la città abbia reagito e di come, obiettivamente, la vita si sia rimessa in modo, rimediando anche con sagacia ed efficienza, molti inconvenienti che nessuno avrebbe pensato di sanare in tempi rapidi e con accortezza. La risposta energica e volitiva c’è stata in ogni dimensione. Adesso, dopo che la distruzione tanto attesa sarà effettuata, decollerà, sul piano reale, la marcia (vorremmo dire la corsa) alla ricostruzione e al ritorno alla normalità interrotta. non possiamo prevedere con assoluta certezza che sul ponte torneranno a scorrere gli automezzi entro il mese di aprile del prossimo anno. Detta così la profezia appare quasi un miracolo. Ma basterà non allontanarsi troppo da quel traguardo. Il risultato sarà comunque più che eccellente. Nessuno se ne lamenterà. Sarà Una nuova vita per tutti. Stasera aspettiamo con forza morale e con calma l’esito dell’evento. Diceva con una famosa battuta Eduardo. “ Ha da passà a nuttata”.
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