Unione Europea, rifiuti in calo ma la prevenzione resta debole

di Simone Galdi

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Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, discesa dal 2010 al 2022, ma politiche di prevenzione ancora frammentate

Unione Europea, rifiuti in calo ma la prevenzione resta debole

Tra il 2010 e il 2022 l’Unione Europea ha ridotto del 13% la quantità di rifiuti per unità di PIL, ma la strategia di prevenzione, soprattutto nel settore alimentare, resta poco incisiva e priva di strumenti normativi vincolanti. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente.

Rifiuti totali – Il documento, intitolato Preventing waste in Europe — Progress and challenges, with a focus on food waste, evidenzia che, pur con una crescita del 3% nella produzione complessiva di rifiuti, l’aumento è stato contenuto rispetto al +16,5% del prodotto interno lordo. Questo dato segnala un “modesto disaccoppiamento” tra crescita economica e produzione di rifiuti. In particolare, tra il 2020 e il 2022, la produzione di rifiuti per unità di PIL è calata dell’8%, complice anche il rallentamento economico legato alla pandemia.

Settori produttivi – Il disaccoppiamento è più evidente nel comparto manifatturiero, mentre nei servizi e in settori come gestione delle acque e dei rifiuti stessi, i rifiuti continuano a crescere a prescindere dall’andamento economico. L’Agenzia attribuisce i miglioramenti registrati più a cambiamenti strutturali – come la transizione verso energie rinnovabili – che a vere e proprie politiche di prevenzione.

Politiche pubbliche – La strategia europea appare ancora limitata nei suoi strumenti. L’81% delle misure previste dai Programmi Nazionali di Prevenzione dei Rifiuti (WPPs) si basa su azioni volontarie, campagne informative e accordi non vincolanti. Solo il 6% prevede strumenti economici come tasse ecologiche o incentivi, mentre la responsabilità estesa del produttore copre appena il 2% delle iniziative. Per l’EEA è necessario un approccio più sistemico, che combini misure normative, economiche e informative.

Focus alimentare – Particolarmente critica è la situazione nel settore dei rifiuti alimentari. Ogni anno nell’Unione Europea vengono sprecate circa 59 milioni di tonnellate di cibo, con conseguenze ambientali, economiche e sociali rilevanti. Il 62% delle misure di prevenzione in questo ambito si basa ancora su sensibilizzazione e formazione. Solo il 4% prevede incentivi economici e appena l’1% ricorre a regolamentazioni obbligatorie.

Emissioni e risorse – Il potenziale di riduzione delle emissioni è significativo: una strategia efficace di prevenzione dello spreco alimentare potrebbe abbattere fino a 9,9 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti, pari a circa il 9% delle emissioni totali del settore dei rifiuti. Oltre alla mitigazione del cambiamento climatico, la prevenzione può contribuire ad aumentare la sicurezza alimentare e a ridurre la pressione sulle risorse naturali.

Raccomandazioni EEA – Tra le principali indicazioni dell’Agenzia vi sono la necessità di rafforzare le valutazioni periodiche dei programmi nazionali, ancora troppo eterogenee e poco trasparenti, e l’urgenza di integrare le politiche di gestione dei rifiuti con quelle climatiche e di tutela della biodiversità. Una visione sistemica – secondo l’EEA – è essenziale per rendere il modello economico europeo realmente circolare ed efficiente.

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