Una situazione politica confusa a livello locale e nazionale

di Paolo Lingua

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Una situazione politica confusa a livello locale e nazionale

Salvo colpi di scena, che ormai possono emergere dal nulla da un momento all’altro, è inutile e intellettualmente faticoso dedicarsi alle previsioni politiche, sia a livello nazionale, sia a livello locale. Ci sono motivazioni (più tattiche che strategiche) a livello nazionale che spingo alla crisi di governo e alle elezioni, ma ci sono altrettante spinte in senso inverso. Basterebbero poche osservazioni: il Pd, salvo soprese, anche se sconfitto regge. Potrebbe convenirgli tirare avanti per qualche mese e poi staccare la spina, facendo saltare il referendum sul taglio dei parlamentari.

Il Pd, pur dato perdente rispetto al centrodestra, potrebbe lasciar cadere i grillini al loro destino, ma salvare un forte drappello di parlamentari. Il M5s oscilla tra restare al Governo oppure recuperare la vecchia via dell’opposizione a 360 gradi per raccogliere il voto degli scontenti? Molto dipenderà da come andranno le prime prove elettorali regionali a partire dalla fine di gennaio quando vi voterà in Emilia Romagna. La Liguria raccoglierà le esperienze delle altre prove perché il voto qui è previsto oltre la metà di maggio. E a quel punto una buona parte dei giochi potrebbero essere già chiusi. Il clima in Liguria è prudente ma è sostanzialmente freddino.

Se i due partiti maggiori andranno divisi il gioco per Toti e per il centrodestra potrebbe essere già fatto. Anche perché con un calo delle chances di vittoria non sarà facile trovare candidati – presidenti disposti a correre. Inoltre, l’ipotesi dell’esponente della “società civile” pescato in extremis sembra una proposta sempre meno convincente e sempre più astratta. C’è poi un quesito tecnico che pende su tutti gli schieramenti che sta raccogliendo scommesse: Ce la farà il consiglio regionale, prima della chiusura dell’attività legislativa, ad abolire il cosiddetto “listino”? Dal 1970, anno del decollo delle regioni a statuto ordinario, in Liguria un po’ tutti i partiti hanno proclamato la sua abolizione. Ma la cancellazione del blocchetto di eletti d’ufficio, scelti dai partiti, non è mai avvenuto, perché, al di là delle altisonanti dichiarazioni, nessun partito (che abbia la speranza di vincere) rinuncia alla possibilità di collocare in consiglio o in giunta gente di sua stretta fiducia, persone che poi, per una serie di motivi, non sono grandi raccoglitori di suffragi e che rischierebbero di non essere elette. Il centrodestra ha certamente meno problemi in questo passaggio epocale.

Ha gestito la giunta per cinque anni; ha forti consolidamenti in larga parte del territorio e anche nelle zone dove la sinistra storicamente era forte (il Ponente genovese, l’area savonese, lo spezzino) ci sono stati forti cali in questi ultimi anni, con la perdita di quasi tutte le amministrazioni comunali importanti. E’ vero che Toti, all’interno della sua stessa area politica, ha molte zone (imperiese, parte del ponente savonese, levante genovese, Tigullio e persino nell’area della Spezia) dove sono arroccati i fedelissimi di Berlusconi, critici  nei confronti della fondazione del nuovo movimento, ma il centrodestra ha sempre avuto la prova del suo successo, quando ha blindato l’alleanza tra i tre partiti maggiori.

Lo schieramento compatto ha pagato sempre e lo stesso Matteo Salvini ha capito, dopo la crisi che lo ha fatto uscire dal governo, che conviene tenersi stretti perché vincere è più importante di qualsiasi cosa. Una strategia che, storicamente, non è mai stata peculiare delle aree di sinistra, dove le differenze e i distinguo  sono stati all’ordine del giorno. Soprattutto i gruppi più estremisti hanno preferito stare all’opposizione piuttosto che far scattare  mediazioni e compromessi. Comunque, come si è anticipato, è troppo presto per stilare sentenze e giudizi finale. Ci aspetta un inverno e una primavera dalla meteorologia assai variabile. Venti, piogge e nubi all’insegna dell’imprevedibile capriccio.