Una settimana "lunga" sperando di tornare alla normalità

di Paolo Lingua

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Una settimana "lunga" sperando di tornare alla normalità

Mercoledì riapriranno le scuole di ogni ordine e grado (con l’eccezione dell’Università) e così pure i teatri e i centri culturali, musei e mostre; riprenderà anche la vita delle associazioni culturali e si riapriranno le chieste per messe e funzioni.

E’ una settimana “corta” che comincia il mercoledì, ma, per molti aspetti, sono giorni tesi, di conto alla rovescia, nella speranza di tornare dal prossimo lunedì a una vita completamente normale, sia pure applicando, nella vita di tutti i giorni, tutte le necessarie accortezze e prudenze perché su di noi il rischio del contagio incombe e non sappiamo obiettivamente quanto ancora si trascinerà una vita punteggiata dagli interventi specifici per casi infetti o comunque per prevenzioni e quarantene.

La Liguria (e del resto l’Italia, è ovvio) ha un forte desiderio di tornare alla normalità, ma c’è una incertezza, anche irrazionale, su come si muoverà il coronavirus che è ancora un nemico misterioso: ci saranno aumenti della diffusione del virus quindi blocco della vita e del lavoro nelle aree ritenuta focolaio di infezione?

Oltre alle decisioni immediate (il ritorno alla normalità dell’area savonese e la ripresa dell’università e delle attività ancora sospese) per le quali si spera che i tempi siano stretti, ci sono di fronte a noi parecchie settimane di incertezza e di attesa, anche perché, per adesso, resistono, anzi si incrementano, i sipari chiusi dei viaggi e delle movimentazioni da e per l’Italia, anche se si spera in decisioni univoche per tutta l’Unione Europea che sino a oggi è stata vaga e ondeggiante. Ma sono complessi, anche i rapporti (non parliamo della Cina che è il punto nodale) con il resto del mondo a cominciare dagli Stati Uniti per poi passare all’Asia (Corea del Sud, Giappone, Malesia) e con il Medio Oriente che è squassato da nuovi venti di guerra.

Per tornare al “Caso Liguria” regione che ha conosciuto solo contagi esterni e numero minimo, c’è da segnalare, senza possibilità di recupero, che per tutta l’attuale stagione sino a Pasqua come minimo, la Liguria subirà un calo pesante di presenze tradizionali di turismo invernale, in gran parte proveniente proprio dalle regioni italiane che sono il focolaio dell’infezione da coronavirus.  La rivincita rispetto a una crisi contingente difficilmente ribaltabile è da sperar nella prossima estate da giugno in poi, considerato che, con la situazione difficile di scambi con i paesi esteri, dovrebbe rientrare il turismo casalingo, considerato che la Liguria è piena da Levante a Ponente di seconde case.

La crisi turistica ha ovviamente danneggiato la filiera di bar, ristoranti, esercizi pubblici d’ogni genere e anche il commercio al minuto. Un danno che potrebbe incombere, anche in dimensioni maggiori, se ci sarà un arresto del turismo che si muove in aereo – si temono tagli dei voli in Italia e di conseguenza anche il Liguria – ma soprattutto il settore crocieristico, anche se, nei giorni scorsi, l’Autorità portuale ha concesso Calata Gadda al gruppo Costa e ha predisposto Ponte Parodi per il gruppo Msc di Aponte. Ma per quel che riguarda le due importanti multinazionali dello shipping turistico  molto dipenderà dall’immagine che offrirà l’Italia dal punto di vista del rischio coronavirus  e da come si muoveranno gli altri Paesi a questo proposito.

Ci sono effetti negativi che, comunque, possono ricadere nel prossimo trimestre (anche dal punto di vista delle merci) per effetto della crisi cinese e per il momento non sono ancora possibili valutazioni concrete ma solo illazioni di massima. Occorre quindi avere nervi saldi e attendere, sempre puntando alla normalizzazione della vita. Si spera che con l’estate si possa voltare questa brutta pagina.