Un fine d'anno molto preoccupante per l'economia della Liguria
di Paolo Lingua
A voler cercare di mettere a punto un ragionamento sullo stato attuale della Liguria, non si sa da che parte cominciare. Gli eventi negativi si inseguono e si infittiscono, quasi fosse un gioco malvagio, un dispetto del destino avverso. Ma sappiamo anche, e sin troppo bene, che non è il caso di prendersela solo con la malasorte o con il meteo capriccioso; ci sono forti responsabilità da parte di uomini e imprese.
Realtà operative e realtà di controllo che quasi certamente o non hanno controllato affatto o hanno controllato molto male. E c’è forte il sospetto che i controlli nulli o laschi siano anche frutto di malafede e di cinismo speculativo. Ma questa parte del fenomeno dovrà essere chiarita dalla magistratura, nella speranza che faccia in fretta.
Questa è la Liguria, strozzata nelle sue comunicazioni, con un ponte d’importanza autostradale cruciale, crollato quindici mesi fa con 43 vittime; c’è una frana di fango che ha spezzato trenta metri di impalcato del viadotto dell’autostrada che da Savona porta a Torino; c’è il blocco parziale della autostrada che da Voltri porta verso il Piemonte, la Lombardia e il Nord Europa. Per passare i Giovi, l’infrastruttura meno lesionata, l’unica che resiste, è ancora la vecchia Camionale inaugurata alla metà degli anni Trenta. Da questa mattina ci sono solo code di autocarri e di macchine che si muovono dovunque a passo d’uomo. E questa situazione non si sa quanto durerà perché le strade statali e provinciali collaterali sono strette, tortuose, tutte curve, nonché a loro volta malconce per via del maltempo e della trascuratezza delle società di gestione e delle istituzioni pubbliche.
Si potrebbe scrivere, a questo punto, un saggio filosofico dal titolo “il rifiuto della manutenzione”. E’ così: la manutenzione è sgradita agli imprenditori (pubblici e privati) perché e non ripaga, perché non suscita plauso e popolarità. Eppure, contiamo le vittime e i danni proprio perché da sempre (anche per quel che riguarda i tanti incidenti sul lavoro) si tende a risparmiare – o a non spendere addirittura – sulla manutenzione e sulla prevenzione. E questa riguarda lo stato dei territori, la continue frane, i crolli, i cedimenti, le esondazioni, anche se, in quest’ultimo caso, dopo un’ecatombe di vittime nel volgere di trent’anni, qualcosa finalmente è stato fatto. Ma per la Liguria, in questo contesto tragico, si profila per i prossimi anni, un grave danno economico, un vulnus che può mettere in crisi non poche strategie che, invece, erano proprio sul punto di decollare.
Secondo una valutazione delle autorità portuale, il traffico di autocarri merci di ogni genere ogni giorno supera i diecimila mezzi al giorno in sola partenza. E’ una situazione drammatica se si pensa che, per i mille ritardi tecnici e politici, ci vorranno ancora alcuni anni prima che il Terzo Valico con i trasporti cosiddetti “ad alta capacità” possa funzionare lungo la direttrice per Milano.
Fino al prossimo prima semestre non sarà riattivato il ponte crollato. Pare che ci vogliano 4 mesi almeno per ricostruire il ponte sull’autostrada da Savona a Torino. E per la Voltri-Turchino-Ovada e oltre quanto si impiegherà a restaurate le pile e i sostegni pericolanti? Pure, nel frattempo, si parla e non in astratto di fare di Genova il terminale di prestigio di megacrociere, di un incremento tra Genova , Savona e Vado del traffico container. Si insiste per allargare il porto con la nuova diga foranea, di effettuare il “ribaltamento a mare” per la Fincantieri e mille e mille altri progetti.
Ma se il traffico resterà strozzato il rischio di perdere clientele e approdi è fin troppo concreto. Occorre un intervento massiccio da parte del Governo, nella speranza che all’interno dell’esecutivo una alleanza fragile e litigiosa (e non omogenea) non rallenti ogni decisione. Forse avremmo bisogno d’un regime di commissari “ad hoc” per scavalcare il mostro periglioso rappresentato dalla burocrazia e dalle mille e mille leggi e leggine.
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