Tutti i dubbi sui provvedimenti restrittivi: si allontano i tempi del ritorno alla normalità

di Paolo Lingua

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Tutti i dubbi sui provvedimenti restrittivi: si allontano i tempi del ritorno alla normalità

Può darsi che il tempo possa dare ragione alle decisioni del governo di insistere sulle restrizioni per contenere le infezioni di coronavirus tra la popolazione, ma il comportamento dei nostri vertici politici appare altalenante. Si va verso il ritorno verso la normalità e poi, da un giorno all’altra, si torna indietro. Gli esempi emblematici sono l’annuncio d’un ritorno alla vita scolastica e il successivo allungamento della sosta, anche d’una settimana, oppure l’annuncio d’un ritorno agli stadi aperti e poi invece la decisione di far giocare a stadi chiusi.  Le chiusure anche di eventi e di attività che prevedono  una certa affluenza di folla, con inviti e conferme, gettano nella confusione e nel disordine gli organizzatori. Per non parlare del danno economico che provocano.

E’ proprio di oggi l’annuncio d’una calcolata perdita di 13 milioni da parte dei bar, dei ritrovi e dei ristoranti e pizzerie in Liguria nel volgere delle ultime due settimane.  E’ altrettanto vero che nei giorni scorsi, in località liguri non particolarmente colpite, neppure di striscio, dall’infezione si sono registrati fenomeni di vita normale con far e ristoranti affollati. E così nel centro di Genova dove nessun, né negli uffici né sui mezzi pubblici, gira con la mascherina. Restano però chiusi locali cinesi o orientali, per un timore irrazionale, anche se titolari e personale non sono mai stati in Cina negli ultimi tempi. In realtà il problema italiano in generale è complesso e subisce numerose influenze di natura differente. In realtà abbiamo una situazione diseguale nel Paese: alcune zone, come le aree cosiddette “rosse” in Lombardia, Emilia e Veneto  e dove obiettivamente sussistono focolai infettivi di una certa dimensione e poi quasi tutte le altre regioni dove l’infezione è casuale e quasi sempre collegata a presenze o passaggi esterni. La Liguria né è un esempio lampante.

Di fronte a questa situazione il governo e anche i vertici della sanità e della protezione civile oscillano sulle valutazioni del presente e anche sul giudizio riguardo alle prospettive delle prossime settimane: dobbiamo aspettare ancora il picco delle infezioni? Ci sono rischi di nuovi eventi di estensione del virus? Oppure sarebbe meglio, pur invitando alla prudenza, a muovere i primi passi per un ritorno alla normalità? L’Italia ha certamente subito, e subirà ancora, gravi danni economici: non ancora valutabili quelli provenienti dal commercio, dall’industria e dalla movimentazioni delle merci mentre sono certamente assai pesanti le perdite sul fronte del turismo che aumenteranno ancora sino a Pasqua e oltre. I provvedimenti economici e fiscali di questi giorni e di queste ore fanno presagire una nuova pesante recessione frutto anche d’un periodo dove già si evidenziava una grave crisi economica. Inoltre, inutile nascondersi dietro un dito, lo stato del governo e dei partiti che lo sostengono non è dei più robusti.

I partiti della coalizione non hanno le idee chiare, oscillano e sia pure condizionati dalla situazione generale non nascondono le loro divisioni e le loro differenti strategi4e. Ma anche l’opposizione non sta meglio, alternando critiche generiche e stizzite a proposte  roboanti. E poi, bene o male, per maggio sono previste le elezioni in sei regioni, un banco di prova sulla tenuta dell’attuale maggioranza.  Ma la confusione generale influisce sulle scelte, basta vedere l’ondeggiare dei grillini sulle ipotesi di alleanza con il Pd oppure sulla scelta di affidare tutto alla piattaforma Rousseau, come se fosse la soluzione di tutti i problemi.  Il coronavirus è esploso in un momento dove altre infezioni “politiche” già circolavano e probabilmente i cittadini ne pagheranno le conseguenze.