Tutti gli inciampi dei progetti della Liguria

di Paolo Lingua

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Tutti gli inciampi dei progetti della Liguria

Verrebbe voglia – e ne avremmo tanto bisogno – di essere ottimisti per quel che riguarda  i progetti dello sviluppo economico della Liguria e del capoluogo in particolare, ma, quasi per un dispetto della sorte, ogni giorno nascono ostacoli, rinvii, veti incrociati. Per non parlare delle questioni che vengono sollevate, discusse e poi per mesi dimenticate, per essere poi riprese e riportare al centro dell’attenzione, quasi per inviare messaggi mediatici destinati a spegnersi nel volgere di pochi giorni. Per cominciare dalle questioni più gravi e serie, partiamo dalla situazione della siderurgia che Genova subisce indirettamente dalle scelte strategiche che vengono da Roma e da Taranto, siamo di fronte a una complicata e contraddittoria trattativa  che vede un complesso gioco dei quattro cantoni con il governo, i commissari, Arcelor Mittal e i sindacati alle prese con scelte dolorose. Tagli, finanziamenti, ruoli organizzativi di gestione hanno già subito non poche contraddizioni e giravolte. Adesso, l’ultima problematica riguarda la situazione retributiva dei dipendenti sulla quale Arcelor Mittal ha fatto marcia indietro rispetto ai primi accordi: una linea imprenditoriale che porterà a scioperi e a proteste sindacali, non solo a Taranto ma anche a Genova e a Novi Ligure. In effetti la situazione di Genova, anche se la struttura produttiva e assai meno robusta e dimensionata rispetto a Taranto è difficile e complessa, perché la produzione, da molti anni solo a freddo e quindi senza implicazioni di produzione inquinante, dipende dal sistema operativo di Taranto: un calo produttivo pugliese porterebbe a una riduzione dell’azione  Genova e quindi a un rischio occupazionale. La situazione, insomma, dell’ex Ilva naviga in un mare tempestoso nel quale non si capisce quale sarà la vera linea di Arcelor Mittal e quali potranno essere le contromosse del governo e dei commissari. Tutto appare in dubbio e in preda all’incertezza, anche per la fragilità dell’attuale esecutivo che sembra condizionare le proprie scelte in funzione dell’esito delle elezioni regionali (Emilia Romagna Calabria) di fine mese. Come si accennava nei giorni scorsi, anche da queste pagin4e, non sono chiare le line4e operative per quel che riguarda  il destino delle autostrade con le quali anche le autorità locali dovranno confrontarsi per problemi concreti e operativi, come ha fatto intendere pochi giorni fa il sindaco Marco Bucci, che è anche il commissario straordinario per la ricostruzione del ponte. In questi giorni, sia pure in un campo del tutto differente, sono riemersi problemi operativi per quel che riguarda il progetto del cosiddetto “ribaltamento a mare” della struttura operativa della Fincantieri, un piano d’intervento di cui si discute da anni sino all’esaurimento della pazienza. Ora, sembrerebbe che ci siano problemi di spazi e che occorrerebbe allargare (con demolizioni) l’area operativa e gli spazi strategici per consentire la realizzazione e comunque gli spostamenti dei mega-yacht che sono un potenziale di mercato assai importante e che già potrebbero essere richiesto alla Fincantieri per i prossimi anni. La questione potrebbe davvero essere importante, ma la preoccupazione riguarda i tempi e le procedure di approvazione se dovessero intervenire modifiche radicali al piano, considerato che né l’Autorità Portuale né i ministeri competenti sono veloci e la legislazione, nel sistema italiano, è assai complessa e a volte contraddittoria. L’esperienza della ricostruzione del ponte autostradale con l’affidamento a un commissario è, per il momento, assai positiva. A livello mdi riforme legislative occorrerebbe che i governi ne tenessero conto. Oggi la velocità di esecuzione è la chiave per essere tempestivi su tutti i mercati.