Tutte le incognite per il Quirinale

di Paolo Lingua

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Tutte le incognite per il Quirinale

Un po’ tutti i vertici dei partiti italiani, in uno stato obiettivo di imbarazzo (nel timore di scegliere la soluzione perdente), parlano, in termini generici, di spostare la discussione sulla scelta del futuro Presidente della Repubblica, a partire dalla metà di gennaio del prossimo anno. Per il momento, ormai, un solo dato è certo. Il Capo dello Stato attuale, Mattarella, ha deciso di non fare il bis, né per l’interno mandato, né per un percorso parziale come è accaduto al suo predecessore.  Per la verità molti partiti e schieramenti, pur non ammettendolo apertamente, avrebbero preferito un mandato di altri due anni per Mattarella per consentire a Draghi di completare gli attuali programmi operativi e per poi essere “premiato” con l’ascesa al Colle. Un meccanismo già in parte collaudato ma che non è semplice bissare, anche perché Mattarella, compiuti gli 80 anni, ha deciso con correttezza di chiudere la sua corsa, considerato che sarà per i prossimi anni, senatore a vita.

A questo punto, gli schieramenti in Parlamento hanno certamente difficoltà di scelta. C’è chi vorrebbe (il centrosinistra, per esempio) una prosecuzione della funzione di Draghi alla presidenza del Consiglio sino al 2023 e, ancora per qualche anno, se fosse possibile. Il centrosinistra punta a crescere (in particolare il Pd) e di andare alle elezioni politiche con più chances di vittoria. Il centrodestra. A questo punto, mira a una elezione alternativa a Draghi (oppure a eleggere Draghi a febbraio) per tentare la sfida elettorale per la quale conta di aver i numeri dalla propria parte. Ma la vera incognita sono i nomi. Intanto nessuno degli attuali schieramenti è in grado di vincere in Parlamento: quindi si dovrà trovare una sorta di mediazione o di compromesso per trovare un candidato che vada bene a tutti, o quasi a tutti. Strada decisamente impervia.

Nell’area di centrodestra, la candidatura di Silvio Berlusconi è una bandierina che sventola anche per dare al vecchio leader (che ha ben 5 anni più di Mattarella) un pizzico si soddisfazione alla sua vanità. Ma tutti sono convinti che sarebbe un flop e che Berlusconi non avrebbe comunque un numero sufficiente di voti. Oltre all’età e allo stato di salute, Berlusconi ha ancora processi in corso e un passato contradittorio, difficile da essere un modello per un futuro Capo di Stato. In area ex sinistra, le candidature emblematiche di Prodi o di Amato, entrambi assai più anziani di Mattarella, appartengono a modelli del passato, difficilmente recuperabili da una maggioranza del Parlamento. In effetti, accanto agli schieramenti più forti ci sono troppe piccole frazioni non controllabili, per non parlare delle spaccature che stanno coinvolgendo il gruppo del M5s. Gli accordi non sono semplici né facili.

Resta certamente il fatto che Draghi potrebbe avere una larga maggioranza trasversale, ma molte forze, come si è già adombrato, lo vorrebbero ancora a Palazzo Chigi, anche perché, nel caso di elezioni politiche anticipate, molti partiti cambierebbero in maniera radicale sia i numeri, sia le loro percentuali, a cominciare appunto dal M5s sino a Italia Viva e, forse, anche Forza Italia . A questo punto c’è chi adombra l’elezione di una donna, scelta al di furi degli schieramenti: Ma èì una scelta possi bile? Non risente d’una premessa stratta e poco realistica? La vicenda del Quirinale, a volerci riflettere, mette in luce più debolezze che realistici rapporti di forza, sempre che valga la pena di flettere i muscoli. Questo spiega il desiderio di quasi tutti mi partiti di procrastinare il dibattito a dopo le festività di natale e Capodanno. Non è una scelta razionale, ma è la speranza che, da qui ad allora, succeda qualcosa che modifiche l’attuale realtà. Ma sarà possibile?