Tutte le incognite di una situazione politica confusa

di Paolo Lingua

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Tutte le incognite di una situazione politica confusa

Il 7 gennaio, alla ripresa formale di tutte le attività politiche e operative del nostro territorio e dell’Italia in generale, sono più i dubbi e le incertezze che ci  saranno di fronte che le certezze e le linee d’azione concrete e sicure. A livello governativo, in un clima di contrasti tra i quattro alleati, ci saranno da affrontare alcune scelte delicate e importanti. La prima, che è poi quella poi che solleva i maggiori dubbi, riguarda la decisioni sulle grandi opere pubbliche che comprende, tanto per restare in Liguria, la vicenda della Gronda, accanto alla quale ci sono alcune scelte per grandi interventi sulla manutenzione  di strade e autostrade e su opere specifiche del porto di Genova (diga foranea e ribaltamento a mare della Fincantieri). Agganciando questo problema a un secondo non meno urgente emerge la questione dell’annullamento della concessione di gestione alla Società Autostrade che potrebbe dar luogo a ricorsi e processi dalla durata infinita. Infine – tema generale ma delicatissimo -  emerge il problema della riforma della prescrizione, un argomento sul quale il M5s, il Pd e i renziani hanno posizioni contrastanti, se non addirittura opposte. Per la verità, anche a detta di quasi tutti gli addetti ai lavori e in particolare da parte delle associazioni e degli Ordini degli avvocati, l’ipotesi caldeggiata, decisamente in chiave demagogica, dai grillini appare assai pericolosa perché si rischia una durata infinita dei processi, già interminabili di per sé, sia nel settore civile, sia in quello penale. Ma, mentre i renziani minacciano di votare la riforma proposta da Forza Italia, il Pd che è contrario alla linea del M5s, è in angustie politiche perché tema una crisi di governo irreversibile che porterebbe al voto anticipato. Ma è indubbio che, al di là delle provocazioni renziane che puntano più a indebolire il M5s che ad andare alle elezioni, il Pd è oscillante e incerto. Teme la vittoria di Salvini anche se poi, come partito, avrebbe certamente il ruolo di unica valida alternativa con un più che probabile crollo dei grillini, ormai spaccati al loro interno.

Su tutti questi problemi nazionali si aggiunge il decollo a giorni della campagna elettorale per le regionali dell’Emilia Romagna e della Calabria. Sono elezioni amministrative locali ma sono considerate, da tutti gli osservatori e da tutti gli esperti, una sorta di prova generale sulla tenuta politica delle coalizioni in corsa.  Il centrodestra guidato da Salvini (ma in pieno accordo con la Meloni e con lo stesso Berlusconi) vuole tentare la spallata per accentuare le contraddizioni in seno all’alleanza di governo. Per il centrodestra è più a portata di mano una vittoria in Calabria, ma il vero obiettivo resta una regione come l’Emilia Romagna, feudo della sinistra da settant’anni, dove però  le previsioni e i sondaggi navigano nell’incertezza. In maggio sarà la volta della Liguria ex regione rossa ma da quasi cinque anni in mano al centrodestra che per il momento parte favorito.  C’è un problema nazionale: sembra ormai che Pd e M5s vadano ciascuno per conto proprio con candidati presidenti autonomi. Ma, dato che non esiste per le regioni il doppio turno, appare assai difficile l’assemblare i voti. Questo rende più fragile lo schieramento della sinistra tradizionale  (Pd, Leu e Bonino). Inoltre appare difficile se non ardua la scelta dei candidati presidenti, visto che si punta a “esterni” ai partiti. In Liguria siamo ancora la “gioco delle tre tavolette”, non si sa se per invenzione mediatica (tirare a indovinare) o confusione dei vertici, sempre con i renziani incerti e vaghi nelle scelte e mai sicuri alleati.  Ancora una volta, visto che siamo in una regione di mare (ma il discorso vale a 360 gradi), si naviga a vista con scelte amministrative fragili e sempre proiettate al rinvio.

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