Toninelli, il Terzo Valico e la (inutile) marcia longa per costi e benefici
di Redazione
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La “marcia longa” della fumosa procedura “costi–benefici” relativa alla realizzazione del Terzo Valico ferroviario che, con alta velocità e capacità, dovrebbe realizzare un collegamento strategico tra Genova e Milano si è conclusa. E, come era prevedibile, visto che i governi precedenti avevano già chiarito la questione, l’esito è stato positivo. I tecnici del ministero dei trasporti hanno riferito al ministro Danilo Toninelli che bloccare l’opera ormai vicina alla metà della realizzazione implicherebbe costi e penali troppo pesanti. Meglio andare avanti e dar via al quinto lotto. Per la verità, non ci volevano geni dei trasporti e dell’ingegneria, oltre che esperti della politica economica internazionale, per arrivare a a questo risultato prevedibile e scontato.
L’Italia, come hanno osservato operatori economici e tutti i partiti dell’opposizione, ha solo buttato via sei mesi, nel corso dei quali si poteva procedere di passo svelto alla realizzazione di un’opera più che necessaria all’economia nazionale e a quella europea per il cui decollo ci sono voluti trent’anni, due terzi dei quali frutto di timori politici questa volta della sinistra, che contava tra le sue fila frammenti di ecologismo radicale poi confluito nel M5s. Ma l’ecologismo radicale non si è ancora dato per vinto, per lo meno a parole, perché ancora oggi come nei giorni scorsi, i “duri e puri” nemici delle grandi opere hanno accusato i “grillini” di tradimento dei loro programmi elettorali e della loro impostazione ideologica iniziale (un malumore di cui si è fatto eco anche Beppe Grillo). I radical-verdi infatti hanno sparato a zero sulle scelte in Puglia (gasdotto e salvataggio dell’Ilva), sulle oscillazioni in Piemonte sulla Tav (con i ministri della Lega, Salvini in testa, favorevoli al progetto) e ora cominciano a capire che dopo la capitolazione sul Terzo Valico toccherà alla Gronda, tutte opere che la Lega sposa e sostiene.
Toninelli, forse per salvare a modo suo la faccia davanti ai suoi sostenitori delusi, ha precisato che il Terzo Valico avrà alcune variazioni strutturali di percorso con indicazioni fumose su eventuali inclinazioni e pendenze eccessive del percorso che saranno modificate. Una soluzione che ha trovato d’accordo il suo viceministro Edoardo Rixi che, nelle scorse settimane, aveva segnato una linea radicalmente diversa, consapevole che in Liguria oltre l’ 80% dell’elettorato è favorevole alle grandi opere per rilanciare l’economia – non soltanto marittima – del territorio. I “grillini” al governo si stanno rendendo conto che non si può, in una economia mondiale sottoposta a continue e rapide variazioni, andare contro la storia e il progresso, anche perché la ricostruzione del ponte Morandi porterà a Genova profonde modificazioni e accelerazioni e salti in avanti, dal traffico autostrade (che esige il rinforzo della Gronda) allo smistamento merci del porto. Certo, i rallentamenti non mancano.
Il decollo della ricostruzione stata trovando i primi ostacoli, dai distinguo della magistratura inquirente, al ricorso giudiziario (che non è trascurabile) da parte della Società Autostrade, esclusa dai lavori di demolizione e di ricostruzione, per non parlare di quanto potrà emergere nelle prossimi settimane. L’ottimismo – che si comprende a volte un po’ forzato per sostenere l’opinione pubblica – del sindaco-commissario Marco Bucci potrebbe essere costretto a degli stop non previsti che potrebbero emergere da un mare oscuro di burocrazia, politica, veti incrociati, tutte realtà alle quali non importa la rapidità della ricostruzione ma solo il perseguimento di interessi “particolari” di guicciardiniana perfidia, un gioco di comportamenti al quale purtroppo siamo abituati. Sarebbe importante, finalmente, che il governo e in particolare l’impacciato Toninelli, ingranassero il motore accelerando, anche perché questa politica dell’attesa e del dubbio, finirà per infliggere loro una pesante sconfitta elettorale. E le urne sono alle porte.
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