Stop ai lavori per Revolution Wind, il governo USA blocca il parco eolico offshore

di Andy Woodrook

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Dipartimento dell’Interno americano ordina la sospensione del progetto già completato all’80 per cento

Stop ai lavori per Revolution Wind, il governo USA blocca il parco eolico offshore

A pochi giorni dall’annuncio di Ørsted sul completamento all’80 per cento del parco eolico Revolution Wind, il Bureau of Ocean Energy Management (BOEM) del Dipartimento dell’Interno degli Stati Uniti ha emesso un ordine di sospensione dei lavori, fermando ogni attività offshore per il progetto da 704 MW destinato ad alimentare le reti di Rhode Island e Connecticut a partire dal 2026.

Avanzamento lavori – La costruzione in mare di Revolution Wind è iniziata lo scorso anno, dopo l’approvazione federale definitiva. Al momento sono già state completate tutte le fondazioni offshore e installate 45 delle 65 turbine previste. Secondo un avviso ai naviganti del 18 agosto, erano in programma operazioni cruciali come l’installazione della sottostazione offshore tramite la nave Bokalift 2 e il trasporto della topside da parte della White Marlin.

Motivazioni ufficiali – L’ordine di sospensione, datato 22 agosto, è stato motivato dal BOEM con la necessità di affrontare “preoccupazioni legate alla tutela degli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e alla prevenzione di interferenze con l’uso ragionevole della zona economica esclusiva, delle acque internazionali e territoriali”. Il provvedimento si richiama al Memorandum presidenziale del 20 gennaio 2025 e all’Outer Continental Shelf Lands Act.

Reazione di Ørsted – La società danese ha dichiarato che la controllata Revolution Wind LLC, partecipata al 50 per cento con Skyborn Renewables, sta rispettando l’ordine e sospendendo le attività, garantendo la sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente. In un comunicato del 23 agosto Ørsted ha precisato: “Stiamo valutando tutte le opzioni per risolvere rapidamente la questione, incluso il dialogo con le agenzie competenti e potenziali azioni legali, con l’obiettivo di proseguire i lavori e avviare l’entrata in esercizio commerciale nella seconda metà del 2026”.

Autorizzazioni – L’azienda ha sottolineato che Revolution Wind è un progetto pienamente autorizzato, con tutte le approvazioni federali e statali necessarie, tra cui la lettera di via libera al Piano di Costruzione e Operazioni del 17 novembre 2023, dopo oltre nove anni di iter valutativi. Ørsted ha ricordato inoltre gli investimenti in infrastrutture portuali, rete elettrica, cantieristica navale e catena di fornitura in più di 40 stati, nonché l’impiego di centinaia di lavoratori sindacalizzati e circa 4 milioni di ore di lavoro complessive dedicate ai suoi progetti eolici negli Stati Uniti.

Precedenti e critiche – Non è la prima volta che il Dipartimento dell’Interno interviene con un provvedimento simile: a inizio anno anche Empire Wind 1 di Equinor era stato bloccato, salvo poi ottenere la revoca dopo un mese a seguito di trattative tra il governatore di New York e la Casa Bianca. La decisione su Revolution Wind ha suscitato immediate reazioni critiche dal settore delle rinnovabili. Liz Burdock, CEO di Oceantic Network, ha definito l’azione “illegale” e frutto di “politiche estremamente partigiane”: “Per la seconda volta l’Amministrazione Trump ha bloccato un progetto eolico offshore pienamente autorizzato e già in costruzione, questa volta a uno stadio avanzato di completamento”.

Settore rinnovabili – Secondo Burdock, il blocco mette a rischio la fiducia degli investitori e potrebbe avere conseguenze sui costi dell’energia, sull’attività degli operatori navali del Golfo del Messico e sull’occupazione sindacale. Anche l’American Clean Power Association ha espresso preoccupazione: il CEO Jason Grumet ha parlato di “promessa infranta verso comunità, lavoratori e imprese che contavano su questo progetto”, avvertendo che il segnale agli investitori è quello di un Paese non più affidabile per investimenti energetici di lungo termine.

Prospettive – Revolution Wind, che prevede l’installazione di 65 turbine Siemens Gamesa SG 11.0-200 DD e contratti di acquisto ventennali per fornire 400 MW al Rhode Island e 304 MW al Connecticut, resta formalmente in sospeso. L’industria delle rinnovabili chiede al Dipartimento dell’Interno di revocare la decisione e consentire la prosecuzione dei lavori.

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