Smart materials, da scarti alimentari a risorse preziose

di Simone Galdi

1 min, 51 sec

Un impulso all'economia circolare dall'Istituto Italiano di Tecnologia

Da rifiuto della nostra cucina a prodotti di utilizzo quotidiano: è questa la nuova frontiera dell'economia circolare incarnata dagli smart materials, i cosiddetti materiali intelligenti,  ottenuti attraverso processi di laboratorio moderni, ma alla cui base ci sono le ben conosciute proprietà di banalissimi scarti alimentari. All'interno del Palasport di Genova, durante Euroflora 2025, è possibile ammirare alcune teche contenenti questi materiali "geniali", illustrati con la competenza e la precisione da addetti del team dell'Istituto Italiano di Tecnologia. Abbiamo parlato di smart materials con Martina Facchinelli, dottoranda presso l'IIT.

Dal caffè alla... capsula - "Quello che facciamo - spiega Facchinelli - è prendere gli scarti dalle industrie agroalimentari e trasformarle in altri prodotti ad esempio questa è una bioplastica che è utilizzata come sostituto della plastica attuale ed è fatta di buccia d'arancia. Ha le stesse proprietà meccaniche ed è sempre flessibile come la plastica. Nella teca si possono poi vedere i chicchi di caffè. Noi utilizziamo lo scarto del chicco di caffè quando viene tostato: di norma si forma il chicco che poi viene macinato. In questa lavorazione si forma una pellicina che si chiama silver skin, che per l'industria uno scarto. Noi prendiamo il silver skin e lo trasformiamo in pellet. Una volta che abbiamo ottenuto il pellet, tramite tecniche già note, possiamo ottenere delle capsule compostabili".

Assorbire o respingere l'acqua? - "Un altro scarto molto importante che noi utilizziamo è la buccia d'arancia. In questo caso noi sviluppiamo delle spugne che sono in grado di assorbire i metalli pesanti o i coloranti all'interno dell'acqua per poi ottenere dell'acqua pulita. Un altro esempio di packaging sostenibile e biodegradabile: abbiamo preso gli scarti della buccia del pomodoro, perché la buccia è idrofobica. Non assorbe acqua e questa è una proprietà importantissima che noi sfruttiamo. Otteniamo la polvere del pomodoro, alla polvere uniamo dei solventi e riusciamo ad ottenere dei filamenti. Questi possono essere inseriti all'interno delle stampanti in 3D, per poi stampare il contenitore che avrà all'interno gli stessi pomodori. Questo significa che il nostro contenitore limiterà gli scambi di umidità tra l'esterno e l'interno, per cui i pomodorini che noi mettiamo all'interno dureranno anche più a lungo" conclude Facchinelli.

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