Si muove l’ago della bussola a destra

di Paolo Lingua

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Si muove l’ago della bussola a destra

In casa del M5s l’agitazione e i contrasti sono al massimo e in casa del Pd non mancano regolamenti di conti e contrasti anche nella prospettiva delle elezioni amministrative di primavera: è cronaca di questi giorni. Ma è in corso un complesso movimento anche nel centrodestra. Al centro degli spostamenti, alla ricerca d’un ruolo nazionale e di nuove strategie c’è il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, uscito dal voto con una vittoria schiacciante superiore al previsto. In particolare, sempre in Liguria, la sua lista personale “Cambiamo!”, ha avuto una particolare affermazione, scavalcando addirittura la Lega e riducendo ai minimi termini Forza Italia. Adesso Toti punta a rilanciare un movimento alleato sempre con la destra ma collocato sull’area di centro moderata e liberale. Nei prossimi giorni incontrerà a Roma Mara Carfagna per rilanciare il progetto. Per la verità Toti, allievo naturale  di Silvio Berlusconi, al quale deve la carriera politica, ci aveva già provato cercando di allargarsi a livello nazionale, visto che non gli era riuscito il primo obiettivo, ovvero diventare il delfino dell’ex cavaliere. Ma i leader come Berlusconi, sia in buona sia in cattiva sorte, non hanno un erede designato e ancor oggi nessuno esponente del suo “cerchio magico” assume questo ruolo, accettando solo ruoli delegati. Ma Toti, riconfermato ai vertici della Liguria per i prossimi cinque anni, non sembra aver voglia di attendere. Il suo modello ricalca i contenuti di Forza Italia partito più di centro che di sinistra che punta a raccogliere consensi dall’elettorato moderato , liberale ed europeista. E’ un po’ simile al sogno che accarezzano Matteo e anche l’ex ministro Calenda. Ma, sino a questo momento, i sondaggi (e anche il voto amministrativo)  non  hanno dato a nessuno esiti apprezzabili sul piano percentuale e anche Forza Italia appare in calo di consensi. In pratica esiste – quasi certamente – un’area moderata che potenzialmente potrebbe dare percentuali a due cifre ma che, per il momento, non trova aggregazione né leadership. Toti non aveva raccolto due anni fa quasi nulla a livello nazionale. La sua resta dunque per il momento una scommessa ambiziosa frutto dell’indiscutibile vittoria alle urne regionali. La sua, dunque, è una rotta teoricamente praticabile ma che deve trovare robusti agganci nazionali e il non facile (quasi impossibile) assorbimento di Forza Italia.

Ma nel centrodestra ci sono altre mosse politiche. Dopo il voto amministrativo di settembre che gli ha dato qualche delusione, anche Matteo Salvini, che pure resta grande amico di Toti, ha mostrato delle inquietudini. Per puntare a strategie reali di governo si sta rendendo conto (anche sulla base delle opinioni di “distinguo” del suo vice Giorgetti e del presidente del Veneto Zaia)  che forse sarebbe utile e proficuo puntare, anche in Europa, su posizioni più moderate, meno populiste-sovraniste, semmai più vicine al partito popolare al quale sono vicini sia Berlusconi, sia i piccoli partiti centristi e lo stesso Toti. Alla lunga, le posizio0ni politiche della Le Pen, sia in Francia sia in Europa, hanno forti raccolte di suffragi ma alla lunga vincono qualche battaglia ma perdono tutte le guerre. Una Lega per vincere e tornare in auge deve convincere e non fare solo propaganda. E’ probabile, anche se non lo ammette, che Salvini ripensi di aver ecceduto il alcuni aspetti della sua azione di propaganda. Il sistema “social” offre certamente grossi risultati d’impatto ma non sempre ha una reale tenuta. Per questo potrebbe verificarsi una modifica strategica dell’immagine della Lega nei prossimi mesi. Sia pure con tutte le cautele del caso. A volerci riflettere l’azione di Toti e i ripensamenti di Salvini fanno pensare a una alleanza che, come partiti, resterebbe la stessa ma che avrebbe più radici di governi e più consistenza come politica estera. E’ indubbio che al di là di ambizioni magari irrisolte, in questo “ripensamento” giocano anche le difficoltà del governo e i contrasti, di cui abbiamo parlato in questi giorni, in corsa – peraltro da sempre – tra il Pd e il M5s, che resta per il momento, il partito nella condizione più intensa di caos politico e ideologico. In realtà siamo ormai nel contesto di un elettorato variabile d’umore e non facilmente controllabile. In realtà, sono tutti alla caccia di voti. Ci si prova sull’onda dell’emotività e della razionalità e della saggezza. E’ sempre una navigazione in mare aperto.